Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

La nonna 69 punto le sollevò dal cuore le laedme, più dell'accento tetnero CO!Il cui era detto e più della racoom.andazfone di avere coraggio. Piamse molto, in treno. Così sola, così bambina e debole non s'era mai sentita come adesso che rifaceva il viaggio alla casa llla– tale per rivedere la mllimm;i, (avere una mamma significa anc6ra essere un poco bambini) e [lessun dovere verso nessuno la eostrin– geva a conservarsi padrollla -O.i sé allontanando come colpevole quella voglia di pialllto. I mille doveri materiali che si incalzavamo nella sua giornata così che tutta- era piena da mattina a sera e spesso inon bastevole all'opra, erano come una frusta che la spilllgesse ava1I1ti, semp,re avanti, senza concederle il tempo di voltarsi un poeo, ,di-ripiegarsi in se ,stessa: la frusta che costringe ad amdare, ma insieme guida per la via sicura e aiuta a restare in piedi quando si è stamchi. Adesso la frusta non c'era più, adesso ella era sola, non p,iù donna colll la respolll.sabilità dei bambini e della casa, ma rifatta bambina ella stessa poiché ritornava, per l'ultima volta, dalla sua mamma. Anche suo marito le aveva detto baciandola il nome di qullJild!o era bambina. « Per l'ultima volta, per l'ultima volta!>>. Il pensiero di sua madre laggiù nella grande casa che era sta;t,.a, così soillora di risa e adesso era tutta vuota, il pensiero dei lU1I1ghi .anni in cui un'altra vita, un'·altra casa gliel'avevano fatta dimen– ticMe (ha, è orribile accorgel'si di avere dimenticato la mamma, quam.dosi v·a a salutarla per l'ultima volta) le stringeva il cuore come il rimorso di una colpa a cui ora mllJilcasse il tempo di rimediare. Le cose che· erano venute dlopo a una a una, e da cui il dolce passato era stato spinto nell'ombra, l'avevllJilo lasciata andar via sa– lutandola nel saluto di suo marito che ,ora si sarebbe recato illl . ufficio e poi, all'ora solita, a casa: partendo, s'era staceata da quelle cose come se norn le appartenessero più. Adesso ella ritornava -Marisa alla vecchia casa, e dall'ombra del cuore, dov'erano 1Ulllg3/illente giaciuti, i pensieri che la legavano a quella rinascevamo più intensi per la ra-giollle-di pena ond'erano ,stati commossi. C'erruno 1I1elsuo cuore, intorno all'imagine materna, i ricordi d'infanzia, il babbo morto, le amiche non più rivedute, e poi la tre– pida adolescenza e la sera in cui, spenta la luce, aveva colllfessato a sua madre di amare e di essere amata e ambedue avevano pianto sentendo l'una lllell'a.ltra, per la prima volta, la donna. C'era in– torno a quei ca.pelli, ora bianchi e radi, un tempo ili.erie sì folti, la parte -migliore della vita che non sarebbe tornata più : ecco, e come nella sera lontana lo sgomento di ricollloscere in quella vecchiezza che si spegneva sola il suo proprio destino di donna, già sfiorita, già stamca-, quasi già rassegnata. Aveva avvertito dell'a.rrivo, ma ad attenderla non c'era nes– SUIIlO. NessUIIlo la conosceva, così mutata 'da allora, nella piccola BibliotecaGino Bianco

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