Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
58 S. Solmi se!mbra,no avere in qualche modo prepara.to la J-eitne Parque e gli Oharmes- c,osì nulla, vieta di rpel llsare, - e valga l'augurio, - che ' . am.chei più rece1I1tiaforismi e appunti preparino il terreno per urna 111uova fioritura poetica. Né è d'uopo irnsiste·re tanto sul fatto che la poesia del Valéry na,sce da quella stes·sa considerazione degli stati virtuali dell'i1I1telligenza a cui îoscrive la sua riflessiooie teo– rica, quanto sul ca,rattere spiccatamente « lirfoo )), descrittivo, mo- . dellato sull'attimo, che quest'ultima ci -prese1I1ta . .A1Il.che il pensiero, per il Valéry, ha un « ,c,or,po )); e ciò che lo interessa, IIlonosta-nte qualche apparenza in contrario, è il corpo nudo del pensiero :iITT. quanto puntualmente si determ:iina, noo le sue astratte posizio111i lo– giche: «J'afrne la pensée comme d'a·utres aiment le nu,, qu'ils des– sineraient toute leitr vie)). Del resto, a sottolineare tale carattere creativo, alogico, della «conoscenza>) perseguita dal Valéry, sta la singolare facilità con cui lo stesso Valéry, nei suoi due dialoghi di tipo 1plato111ico Eu,p(tlinos o·n l'arahitectc e l' Ame et .za danse, ha sa– puto ,piegare i suoi pensieri ad effetti 1I1onpiù implicitamente, ma dichiaratamente artistici. Ebbri giochi iilltellettuali dove 1a meta– fora si fa idea e l'idea mftrufora, e che non trov3Jllo paragone che in qualche pa,gina d'un altro discutibile fifo:sotfoe i])Oetaeffettivo, di Federioo Nietzsche; e forse, e.on meno smagliante dialettica ma pa– thos più iillge1rmo e profondo , i,n certe fantasie e favole leopardiane delle Operette. Né, oont:ro gli sviluppi ragiona,tivi contenuti in quei dialoghi, può valere l'accusa fatta al Valéry di aver utilizzato temi e spunti bergsoniarni: ove si ponga l'accento, come abbiaimo tentato di fare, non già sulla loro astratta sostanza, bensì sul lor,o carattere di creazione formale, dove la figura sensibile s'identifica c,on l'idea. Ma, si ,obbietterà, esiste pure un'attività riflessa di questo scrit– tore che no111 è soltarnto inte'sa a for1J1ireelementi e contenuti alla sua arte (riso~vendlosi quindi, a. suo modo, essa steissa in arte), né ad ruoquistare consaipevolezza dei modi, e delle possibilità di questa: insoon,ma, un'attività critica che 111On si limita ad assicurare a,l .creatore un più pr.oi :foo<do p sse'sS:odella sua crea,ziolile,,ma, ev8Jde1I1do dal s,uo campo :imiz iale, .mira a cogliere e a spiegare i modi e i ri– sultati di altre opere d'arte o d'altri sistemi intellettuali e mora.Ji. E a questa attività critica, dire·mo così, ,disiillteressata, devono pure ascriversi le rpa,giillesu Poe, Stendhal o Baudelaire, sull' A.donis di Lafontwine o sul Oou,p de dés di Mallarmé. Resta però a vedere se ed in quanto quest'attitud:iine· riesce a sviincolarsi dalla sua origine autocritica e a farsi illldipe111de111te, tras~ormandosi in pura rifles– sione stord.,ca. La critica di Valéry, è bene dirlo subito, partecip:a in modo assai sensibile di quella diffidenza verso l'individuale e l'accidentale verso la «storia)>, a cui ci è apparso iilldinato tutto il suo ,pensier~ « teoric,01 )). Parlamdoci dell' A.donis, delle 'Lettres Persanes e dell' Eu- BibliotecaGino Bianco \
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