Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

5(i S. Solmi A U[l tale punto estremo di riflessione, la «personalità>> è perlet– tam-ente dissolta. Di fronte aU' «io» nudo, a.Ua coscienza in uni– versale alla forma pura, faticosamente liberata dall'intrico delle ' . 1 passioni e degli istinti, da tutto il suo mondo « stor1co )>, a perso- nalità non è più che un acddente mutevole, un'intrusa nel nostro limpido specchio intellettuale, « Veffet d'itn incalculable désordre >>. Ma quale lo seopo ultimo di questo esauri1mooto, di questa « com– bustio!lle)> della per,sonalità particolare, ohe il Valéry ci ha con tamta acutezza descritto? Per quanto lo scrittore, spingendo agli estremi limiti tale esperioo~a, abbia perfi!llo una volta vagheggiato, nel suo Signor Teste, un tÌlpo spirituale superiore in cui questa combustiollle si è verific~ta total,mente, e che si trattiene dalla stessa azione, la quale comporterebbe un i!llevitabile scadimento dalla sfera verfetta dei puri possibili in cui egli vive, è permesso ritenere che questo splendidlo e desolato nirvana intellettuale in cui l'essere, uccisa la « mario1I1etta)), è finalmente uguale a se stesso, 1I1on rwp– presenti altro, nella meditazione del Valéry, che un'ipotesi virtuale, allo stesso modo dello spaziò a n dimensioni post•ulato dei geometri. Lo stesso fatto di aver tentato di descriverla, di ·aveMe offerto l'a.p– prossimazione psicologica, in parole di discorso umano viene a con - tradldiMe la, possibilità di spingerla a termine. Le esperienze mi– stiche, -- e am.che quella, descritt'a dal Valéry appartiooe a una mistica i!Iltellettuale sui generis, - non possono co!llcludersi se non nel sile1nzio. Anche al Valéry potrebbe rivolgersi l'appu!Ilto ch'egli ha una volta mosso al pessimismo di Pascal, ossia che lllOID potesse trattarsi di una vera profonda disperazione, se oompativa anc6ra lo scrupolo dell'artista nell'esprimerla in parole perifette. Perché agire, affaticarsi a creare un« valore>>, quando ogni valore !llO!Il può essere che particolare e transeunte, ed ogni lllostro peinsiero, il più profondo come il più insensato, effettivamente <<1si equivalgono>>? D'altra parte bisogma rioollloscere che il Valéry, trattooendosi dalle conclusioni estreme~ cui irrimediabilmente la sua analisi do– veva portarlo, ha pur tentato di divergere questa a scopi eminente– mente «costruttivi>>. Sotto il segno di Leonardo egli ha perseguito l'ardua ricerca di quel «luogo>> ideale dell'intelligenza dove giac– ciolllo, come inell 'uram.io platonico, gli schemi e le idee eteMe di tutte le creazioni; ,donde derivadlo tutte le sue possibili orperazioni, scienza, filosofia, e poe'sia: l'illusione, i_nsomma, <li quel «metodo>> ullliver– sale, di cui lo scrittore sembra aver ereditato l'esigenza dalle con– cezioni matematizzanti del Leibnitz, e ·raggill:llltoil quale tutte le diverse attività spirituali 1110n dovrebbero più presentarsi che come . applicazioni d'un 1J1llico supremo prÌIIlcipio. Ma il senso di quella finale c0111sunzione, di quella .su.prema paralfsi della coscienza ehiusa nella sua astratta U!lliversalità, perrpetuamente divorante se stessa, e dove l'arte e il pensiero medesimo non perma,rrebbero tutt'al più che BibliotecaGino Bianco

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