Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

54 S. Solmi ed intendersi ooncretamente se no!Il nel suo rapporto immediato di particolare e universale', ossia. immersa nella storia. E per « storia>> i,ntenderemo la naturale collocazione prospettica degli esseri e degli avvenimenti nella mente umam.a,, il rioonoscimento che noi faocill!mo ad ogni attimo dell'individualità,, eo,i suoi toni e ooloriti insostitui– bili, in rapporto al oomplesso della, nostra esperienza attuale_. Gli scrittori che abbiamo ricordati, in un senso o nell'altro, asip1ram.o invece a confondere queste prospettive immediate della storia, per toocare qualcosa 1nelsuo fo:ndo, o al di là della storia, stessa. E non impo,rta che tale disposizione sussista soltanto, in astraitto, dato che in coocreto essa viene a concludersi in un'esperienza d'arte, e ari– solversi ,pe11ciò a suo modo nell'effettiva storia interiore dell'.artista. Già abbiamo d'etto che vogliamo per un momento considerare tale disposizione al suo inizio, e perciò i,n a-stratto. Così, ad esempio, bi– sog,na riconoscere che 1o spirito analitico di un Proust, 1a sua visione di Ulnavita « a,u ralenti>>, sottoposta a una luce lentioolare, il suo tentativo di cogliere·, ,sotto le suddivisioni del temrpo, il decorso del– l'intima d 1 u;rée spirituale, vengono appunto a dissolvere l'idea dli personalità, irradiandola e disperdendola nella molteplicità dei suoi stati sentimentali e passivi, ne1 suo caleidoscopio interiore. Così oo Gide, ,partendo da urn gi,oco d'insolubili antinomie morali, mira a coglie~e le segrete fratture e contraddizioni dell'agire sotto la loro coesione ,storicamei.1te determinabile. Quanto al Valéry, in luogo di dissolvere la personalità 111el suo fondo morbido e irrazionale di vel– leità e d'istinti, tern-deirnversamente a,d esprimeroe l'apice intellet– tuale, quel purnto supremo in cui, fatta pura dalle macchie del– l'istirnto, sup~rati gli ostacoli delle sue· accidentali modi.ficazfoni, essa si annulla « par exhaw,tion >>, svanisce come pers-onalità, e, affi– sandosi in se stessa, sopravvive come ooscienza in. universale. Si può osservare a questo punto che la conoscenza filosofica pro– cede appunto attraverso l'elimilllazione del particolare e dell'in– dividuale, che si fa i,n tale processo indefinitamente sostituibile, fitno a riassumersi nell'universale purezza diell'idea. Ma Valéry, come s'è detto, diffida. invece della conos,cenza filosofica, che gli appare come una serie di grandiosi equivoci logici resi possibili da una distorsione del lingu,ag,gio dalla stia primitiva radice utilitaria. E ad essa viene ad opporne u!ll'altra, sostam.zialmente sperimentale e psicologka, che potrebbe defiRir:si come nna sorta di ,psicologia li– mitata alle operazioni intellettuali: ma una conoscenza che, pur compiacendosi d'ooa precisione matematizza1J1te, si rivela Ìll1 defini– tiva, come si vedrà, lirica e poetica; e i suoi stessi Mltecedenti ideali, Leooardo, Poe o Mallamné, stanno a oornfermarlo. Ve•diamo ora in che consista questa rischio-sa esperienza psicolo– gica che il Valéry ha pe:r,seguito fin dagli inizi della sua carriera let– teraria attraverso gli esempi e simboli di Leona.rdo da Vinci e d'el BibliotecaGino Bianco

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