Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

Valéry teorico e critico 51 gia creatrice, c-onseintendo la liberazione del canto dalla passività meccanica del liingu,aggio. Anche qui è però opportuno procedere con cautela, e distinguere gli apporti c001creti del pensier,o del Valéry dalle eventuali difet– tosità del principio. Così è chiaro che lo scrittore francese, -distin - guendo la « poesia)) dalla «prosa)) inq uarn. toché la priima rappre– senterebbe appunto Il/Ila liberaziolile del linguaggio dalla sua desti– nazione utilitaria, non fa che ubbidire al pregiudizio intellettualista del tradizionale pensiero franc-ese, secondo cui il lwguaggio. non avrebbe in origine ,natura estetica e cre·ativa, bensì. cOinvenzionale - e pratica, ed effetti logici e astratti. Ma bisog1J1apoi vedere come lo stesso Valéry, pr,ocedendo oltre' nella sua tesi, si serva di tale distÌill– zione per alcune a111alisiassai singolari. La caratteristica della prosa è ,per lui quella dfi. « ca.ncellarsi >>,di svanire dopo di aver servito, per lasciar posto unicamente ad id~ e relazioni, ossia ad un « non linguaggio>>, e, nel caso del romamzo, alle immagini di ulila vita irreale e ai suoi sentfunenti a,pp,arenti. Mentre la caratteristica della poesia è l'inc-onsumabilità della forma, o meglio la, capacità della forma di riprodursi indefinitamente nello spirito del lettore: « le poème 1benwurt pas pour a,voir seroi. Il est fait express·ément pour renaitre de ses cendres et po·ur redevenir ·indé"finùnen,tce' q1i'il v·ient d'étre >>.Come il pendolo che oscilla tra due punti simmetrici, così il movimento dell'attenzfone, 1I1elettore di poesia, si spostrL Ìill– defìnitamente· tra il suono e il senso del ,poema, daJ contenente al c001tenuto, venendo a·d ogni istamte, per virtù del ver,so, ricondotto al primitivo punto di partenza verbale e musicale. Anche qui oc– corre distogliere la mente da,1 rigore intellettualistico della distin– zione per sorprendere l'elemento di vero che contiene l'acuta osser– yazi001edel Valéry. In qu~lla rettorie.a ideale che l'estetica nafa dal érocismo attende anoo:ria, ma che la critica più aJVanzata,, IIle'llesue applicazioni, viene anticipamdin, è sonza dubbio contenuta una nuova distinzi001e, sia pure empirica edl astratta come ad ogni distinzione di tal g®ere si conviene, tra verso e prosa. La fondaimentale diver– sità d'is p,ira,ziollle ohe corre tra lirico e romrunziere, il valore di par– ticola.re intensità che la «parola>> assume nella lirica e di cui la prosa, 3 Jllche la più poetica, lllOill ci sa dare idea, son tutti elementi di cui, per quanto non formulati in sede teorie.a, il critioo i!ll atto è costretto egua1mente a tener conto nelle sue analisi e giudizi, fa– cend001e implicitamente il proprio punto di partenza. E a inoi sem - b:riache gli a,ccenni del Valéry, ~ specie la sua idea della particolare densità e ootnsistenza che il « mezzo espressivo >> è destinato ad acqui - stare nella lirica iin comfronto alla prosa, voogamo a situarsi su questa linea di ricerche. C001sistooza del «mezzo>>che, per c-onverso, viene a rendere possibile quel magie-o alone evocatorio, quello sfu– mato e quel « v:ag,o>>, oome avrebbe' dettò Leopardi, che solo la parola Biblioteca,Gino Bianco

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