Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

Valéry teorico e critico 49 nel Gahier B 1910 e nelle consimili raccolte di note e frammenti S1)3,l'.si), oserei dire che, trasposti in un ragionamento seguìto, ven– gamo a toccare solo tangenzialmente la lilllea d'i.esso, che si r1duce a chiarirli più che rnon li incorpori in sé. Un passo più in là, e sarà la lirica intellettuale, la deliranw musica d'idee di E1,1,palinos o di L' A.me et la dwnse. Valéry finisce dunque coll'ess~re un :po' la vit– ti ma de lla, sua ossessiollle di rigorosità; e, per intendere veramente i motivi più schietti e origimali del suo pensiero, occorre in qualche modo infr3Jngerne la scorza dialettica e senwnziosamente outrée per scoprirne, al dJi sotto, il vivace fluire. Cosi, per venire ai problemi dell'estetica, e della poesia in parti– colare·, che è naturale form1no il nocciolo più profond,o, delle preoc– CUJPaziooiteoriohe di un artista come il Valéry, è bene cominciare oon lo sminuire il ,preconcetto, a cui lo scrittore stesso ha tanto con– tribuito, ch'egli neghi in pieno la cosiddetta «ispirazione», ridu– cendo l'-opera d~l poeta unicamente a u111a sorta di calcolo mate– matico, di cui l'altezza si misuri dalla qu.amtità e d'ifficoltà degli ostacoli superati. Nei recenti Propos sur la poésie, per qµ·anto egli finisca col riprendere la sua tesi ri,gida, secondo la quale· l' « ispi– razione)) sarebbe più che altro un'illusiooe creata ad arte dal poeta nel suo lettore « pour q1i'on, ne puisse attribuer qu' a'lMlJ dieiw: 1./1/1, ou– vrage trop parfait, ou trop émouvant powr sortir des mains incer– taines d'mi, hO'YMne )), egli è oostretto ad ammettere che « il y a une qualité spéciale, une sorte d'énergrie ind,ividueUe propre au poète. Elle parriit en lui et le révèle à soi méme dans certaìns instants d'ivn prix infini )), giungendo a riconoscere ,nella produzione della poesia un « problema di rendimento)) di quei rari e .preziosi istanti, e del modo di riprovocarli nell'animo d'ell'artista. Il genere d'ispirazione ch'egli esclude non è dulllque altro che il «.fuoco)) romantico e ora– torio, il « furore sacr-o)) di cui hanno in ogm.itempo parlato i poeti, atteggiandosi a vaticinatori invasati dal dio. Cosi limitata, la cri– tica del concetto d'ispiraziooe svolta dal Valéry noo può certo re– car soondalo, specie poi quando si consiòleri che il suo discorso si ap,plica particolarmente all' alta poesia lirica, che un semplice sguardo storico ci mostra aver avuto fioriture assai rare presso qual– siasi letteratura. E, se anche egli insiste ad accentuare la parte d'intelligenzia e di lavoro, di volontà e di coscienza critica che l'ar– tista impegm.a nella sua opera, non si può pensare che tale accen– tuazione sia ~cessiva, ,specie in tempi come i nostri, che segna.no il triO>nfod'un'arte sfatta e immediata, coofutata alle sfer e inferior i della sensibilità, e che sovente sembra aspirare davvero a farsi sem– plice' « apparecchio registratore>) dei :moti più 3JCCidentalìe oscuri dell'individuo. Ma questa ((energia)) propria al poeta, nei rari istanti in cui essa 4. - P~11aso. BibliotecaGino Bianco

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