Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
44 U. , Fracchia anni è una specie di beghinaggio asciutto e lumi111oso,posto sopra una ~olli111etta,e rimasto, con l'am.dar dei secoli, senza beghine. Il più bel sole di Dio scorre per i crunali delle sue strade strette e tortuose, stagna nei laghi d' amore ,delle sue piazzette deserte, scalda il crup_doreabbagliamte degli i111numerevolicampaniluzzi e invade gli archi moreschi delle solitarie ermide. A111ziché cigni bian. chi e llleri, gli abitanti di Beja allevano, in certe gabbiette appese sulla porta delle loro case, verdoni e canarini. Di comune con l'umida e patetica Bruggia, Beja 11101ll ha che qualche muli1110a vento. Nel grande Moillastero delle Clarisse, trasformato in museo, si mostra ancora al forestiero la vecchia inferriata dalla quale Suor Marianllla vide per la prima volta il cavaliel'e francese Noel Bouton de Ohamilly caracollare fieramente sul suo cavallo baio. Quello fu davvero « un fameux bouton )) : il più straordinario bottone che doona innamorata abbia mai attaccato ad un am3Jll.teinfedele. Évora è città più arcigna : anticamente città di soldati e di ve– scovi, tutta torri, mura, castelli, oggi ridotta a capoluogo d'una provi,ncia dedita all'agricoltura e alla pastorizia. Nell'ora mattu– ti,na, la Piazza del Geraldo era come la piazza di Grosseto il gior,no di sabato. Vi giungevalllo dalla campagma uomini intabarrati nei lun– ghi cappotti alemtejani a molti orp.i111i di mallltelline, pastori vestiti di pelle caprina come anc6ra .se ille ved'ooo nella Maremma e nel Lazio, bruni cavalieri, ool viso a,d:ombrato dal tondo cappello dei bùtteri, a larga tesa, trotterellanti su ,piccoli e irsuti oavalli, carri trainati da buoi, e contadini ciondol0illi sull'asilllo. Nel centro della piazza, illl luogo della statua del beneamato Leopoldo, c'è u111a fon– tana. Da un lato una chiesa barocca tiene il posto del bel San Lo– renzo. Il resto della città è quasi de.serto. Le rovine di Uill tempio romano, con tredici splendide colonne corinzie ancora mtatte, sor– gendo in mezzo a una radura sterrata, erbosa e frequentata da mu– lattieri, ricordano quei ruderi abbrundo,nati cari al bulino del Pi– ramesi o del Pi,nelli. Vita pigra e d'un pittoresco ottocento rimasto fermo nei suoi usi e costumi è quella che si vede intorno alle fon– tane pubbliche, dinanzi alle chiese, nei graziosi patii delle case si– gnorili, chiusi da cancelli fioritt Sotto i portichetti medievali che fiancheggiano la chiesa di Sant' Anto,nio, mi soo venute incontro due zingare. Fiut31lldo il forestiero, esse hanno incomi111ciatoa girarmi intorno come pao– nesse. L'uma era una donna di forse trent'anni, d'una bellezza sfio– rita ma amcora aggressiva; l'altra una fanciulla. Portavano splen– didi fazzoletti di .seta verde e cremisina annodati intorno· alla fronte grosse anella d'oro agli orecchi, gonne di mille pieghe lunghe aÌ malleolo. Movend,osi, le facevano rotare alla maniera dei dervisci - giranti, per tentarmi con le loro sottili e nerv-0se caviglie, col flet- ter dei fianchi sotto l'esile vita stretta da una funicella. I loro occhi, BibliotecaGino Bianco
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