Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

La crisi del Teatro 37 cuor leggero, a,ffidar,e ai primi venuti. Per reazio111ea certe 111egli– genze di ieri verso tutto ciò ch'era scenogratìa e apparato scenico, e per UIIlcurioso equivooo ingenerato dal nuovo vocabolo «messilll– scena >>,oggi qualcuno tenderebbe a credere clÌe la direzione delle compagnie mode~ne sia divenuto l'affare d'un cre'atore d'i bozzetti scenici, o di u111 distributore di luci. In realtà «messinscena)) non sig1nifica altro che l'insieme dell'interpretazione scenica ; la cui base resta la recitazione, servita dall'appara-to scenico, dalle luci e da tutto il resto. Ulll maestro <J_i scena, per essere un interprete geniale, deve dunque cominciare d'all'essere un mae'stro di recitazione, e poi di tutto ciò che coneiorre alla recitazione. Fusione di competenze che oggi, in Italia, è Ulllfenomeno pressoché sconosciuto. O allora si dovrà, almeno da principio, ricorrere all'estero ? Fare come i !llostri calciatori che incomincial'.ono dal ,chiamare il trainer ungherese, e solo quand'ebbero riappreso la tecnica del vec– chio e rinnovato giuoco italiano lo licenziarooo, per mettersi a fare da sé ? O imitare i Borbollli che, come ricordava recentemente Ojetti, in periodi di deca<lenza ,della pittura nazionale, chiamavano artisti dalla Germania, dalla Francia e dall'Olamda, a insegnare l'arte a quelli che poi diventarono i migliori paesisti napoletani dell'otto– cento ? Fra procedimenti, confessiamolo, così poco lusinghieri per il nostro orgogHo ,nazionale, e fra gli atteggiamenti sdegmosi di co– loro che, per restar puri a tutti i costi, minacciano di farci rimanere sterili, noi eleggeremmo una via di mezzo. Sceglieremmo cioè, con ogni possibile oculatezza, un certo numero d'i giovani ; e li mande– remmo a spese dell'Istituto (come si usa per tamte altre discipline) in viaggio d'istruzione all'estero; a vedere quello che si fa nei paesi più progrediti. Non, ripetiamolo, per copiare spiriti e metodi che, nove volte su dieci, nori potrebbero mai diventare i nostri; ma per rendersi conto, dalle oonquiste teooiche altrui e dall'altrui disci– plina, di ciò che fa, altrove, il successo, e di ciò che noi possiamo trasformare, affermare, foggiare a modo nostro, creare ; anche come reazione, ma creare. Molta st,oria del grande Teatro europeo, da Roma in qua, è storia di scambii da popolo a popolo : solo che ogni popolo geniale, nel conoscere quanto era stafo fatto da un altro, 111ell'assimilare e IIlel reagire, ha sempre fatto un'altra cosa; e cioè ha ritrovato se stesso. Nell'attività del futuro Istituto rnoi poniamo, in ordfune crolllo– logico, al primo posto que'sti studii preliminari. Non si potrà im– provvisare. I teatri, i loro studios, le loro scuole, dovranlllo essere attrezzati dopo questi viaggi. Grandissima importooza diamo, so– prattutto, alle scuole : scuole vive, gioiose, ma severe, per le quali, scremallldo gli elementi migliori fra i giovani di tutte Je regioni (che 3Jndrebbero specialmente ricercati, ad esempio, nei vivai :filo– <lrammatici d'el Dopolavoro), bisognerebbe disporre di larghi aiuti, BibliotecaGino Bianco

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