Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
22 S. d'Amico Si spiega con questo: che fra il pubblico nostro la parte più colta, più spiritualmente attiva, più disposta a svegliar,si,_ è la più pove~a. La cultura iin Italia è diffusa soprattutto fra la piccola borghesia, e fra una minoranza di giovani: studenti, professori, impiegati, artisti e, già più di rado, modesti professionisti. Gente che forse sarebbe la più pronta a chiudere un occhio sulle manchevolezze delle nostre interpretazioni sceniche, per aiutarsi con l'immaginazione a g-odere, vivi sulLa ribalta, i sogni e le aispirazioni degli autori vec– chi e nuovi; ma lllon ha i -denari per pagare il biglietto d'illlgresso. :fD così che le ragioni morali e illltellettuali della crisi del Teatro si complic3Jllo, in Italia, d'una ragio111eeoonomica. Riprova palese: basta che u11 buop_o spettacolo si replichi, com' è uso in Roma e altrove per un giorno della settimana, a prezzi popolari, e il teatro si riempie. Quella che_11101I1 se ne dà per iinte·sa è la classe agiata. La quale, salvo una piccola minoramza che non può bastare a risolver la crisi, allo S]Jettacolo lllon si contenta di chiedere, come sarebbe legittimo e ovvio, colori, fantasia, c-onsola,zione; ,ma domamda unicamoote · la beata, digestione; lo considera alla stregua d'un divertimento qualsiasi, d',ordine il più basso che sia possibile. Solo in tal senso si può parlare di conoorrenza fatta dal Ci111ematografo al Teatro. Ché su quest'argomento ,del Cinematografo s-olllo corsi fiumi d'in– chiostro; e i disputa111tihanno fatto a chi le diceva più marchiame. Specialmente i letterati (per defiinizione, a,rtisti della par-ola), si sono accaniti a, dimostrare la superiorità estetica deUa cosiddetta Arte muta sul Teatro; con urna specie dì voluttà suicida,, che po– trebbe ricordare il disfattismo dei buoni borghesi liberali e « illu– minati>> di dieci anini fa., dava.nti alle mi111acce de'l socialismo e del bolscevismo. Ma è chiaro che, iin sede estetica, un confrointo fra due arti diverse (il Cinema, almeno finché è muto, norn è che pan– tomima) non sa-rebbe possibile. Ta111to va,rrebbe domandarsi se sia più bravo Raffaello o Shakespeare, Bernini o Beethoven; oppure chiedersi, come quel- tale, se sia più alta la cupola di ,Sa111 Pietro <:i più buoni gli spaghetti con le vongole. La superiorità estetica ,del Cirnema sul Teatro è uina storiella messa in giro dalla più provilllciale igmoramza; da gente, cioè, che paragona la perfezione, la filllitezza, La genià1ità indubbia di certe pellicole a-himè straniere con la indubbia povertà degl~ odierni spettaooli drammatici italiani.' -Ma se di questa povertà stiamo, proprio ora, riconoscendo l'esistooza e 1~ cause, è ovvio che il pa– rag001e (dato e 1110n concesso che un paragorne possa farsi) andrebbe istituito fra pellioole straniere, e spettacoli drammatici stranieri: nel qual caso sarebbe da folli il dire che Greta Garbo, poniamo; sia più brava di Ludmilla Pitoef; oppur~ che u111'operai cilllematograifica mesRa i,n scena, da Griffith valga più di uin'opera drammatica insce- BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy