Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
La oris·i del Teatro 21 ché :w1molte città stra,niere me/no popolose di Roma, di ,Milano, di Napoli, - prendiamo Monaco dii Baviera, - un lavoro che ha successo si replica ottanta, cento e più sere; mentre nelle maggiori città lllostre ci vuole l'entusia,smo, il trionfo, il ,delirio, per arri– vare alle dodici, alle quindici o eccezionalmente alle vooti repliche, La verità è che il gran pu,bblico italioo10 s'infischia del T-eatro. Allo spazio, enorme. in proporzione di quanto si dà alle altre arti, che i giomali italiani dedicano alla cronaca delle !Ilovità, recoo - sendo anche le più miserelle, 1I10:n corrispolllde per nulla un reale ililteresse di spettatori. Il pubblfoo che va 3id a,ssistere alle comme– die in Italia è sempre lo stesso : consterà, a iMilaliloo a Roma, di quattro o ci!Ilquemila persone; che possono arrivare a dieci, a do– dici, a quindici mila solo in casi più che ·straordJi1I1a,rii,da seginarsi albo lapillo. Si dice ainche che questo succede perché il Teatro drammatico non è lo spettaoolo nostro tradizionale, nazio!Ilale: l'amore vivo del nostro pubblico sarebbe per quella ch'è veramente stata la creazione italiana, per eccellenza, l'Opéra in musica. Ma a Praga, tanto per citare u!Il'altra città che non arriva al milione dJ'anime, il capolavoro della musica ceca, La sva sa venéluta di Smètama, al Teatro Na– zionale si rappresenta i.in media illYla volta la settimana, sempre a teatro gremito: davver o c 'è qualcuno che crederebbe possibile di rappresentare tu_tti gli amni, ci!Ilquanta volte all'amno, alla Scala o al Tea,tro Reale d'ell'Opera, u,n capolavoro che vale tanto più di quello ceco, Il Barbiere di Siviglia? No; amche qui si tratta d'una malattia che·, se non vogliamo affastellare belle pa-role ma fare una diagnosi cruda, bisogna avere il coraggio di denunciare sic et sirn,JJlioiter. Si tratta d'un fatto spi– rituale; d'una pigrizia intellettuale e morale. È lo stesso fatto per cui il libro italiano, anche quando è buono, lllei confini d'Italia 8i ·voode molto meno di quanto si vendano il libro francese, o il libro tedesco, nei confiini di Francia o, in proporzione, di Germ3illia. È un fenomeno d'incultura, d'incomprensione, di manca111zadi curio– sità e d'interesse vivo alle cose dello spirito e dell'arte in genere; è una, dè:ficieinza,d'agilità e d'ardore mentale. Quando Prezzolini, nel suo bel libr,o sulla cultura italiana, dice che in Germania il pubblico è sempre prornto a prender sul serio tutto, anche le cose da ridere, e che in Italia è sempre pronto a sorrider di tutto, anche delle cose da prendersi sul serio, dice nient'altro che la verità, Col Teatro le cose s'aggravano. La media della cultura nella popolazione italiana è, dicerto, inferiore a quella della popolazione francese, o tedesca, o dei paesi scandina,vi; ma è alilche superiore, dicerto, a quella degl'Irnglesi e degli Americani, del Sud e del Nord. Ora come si spiega che i teatri inglesi e americruni, anche s~ vrunno male vanno tuttavia economicamente, meno peggio dei nostri ? ) ) I BibliotecaGino Bianco
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