Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

20 S. d'Amico / / I o·li stessi formulari adoperati per la pochade. Poi succede che, delle ;,oche decine di migliaia di spettatori rimasti_ al Teat+? ita-lia'.110, qualcuno va all'estero, e .soopre che la Santa Giovarvna d1 Ludmilla Pitoef non ha !lliente da spartire oon quella data da una illostra ilhlstre attrice; o che U!llaqualuinque commediola franoese la quale tra,clotta in italiano gli era pa,rsa cr,etina, i!Ilun teatr,o borulevardier di Pario-f rivela un brio, una, ver-i;e, uno spirito, una ragion d'essere, b • t per cui è spiegabile che la gente v'accorra quaranta o cmquan a settimarne di seguito. Oppure vengono iin Italia gli attori russi del Gruppo di Praga, e il pubblioo, che illOn sa il russo, .s'accorge che Il matrimonio di Gogol, :fischiato come una. farsaccia in una l'e– cente edizione italiana, è un gioioso capolavoro; vengo!Ilo gli ebrei dell' Habima, e i reduci ,dagli spettacoli classici d'u!Ilo qualunque dei nostri teatri all'a-perto s'avvedo1110che anche un soggetto biblioo, come La chioma d' Assalo1Vne cli Calderon, si può mettere in .scena con una stupenda modernità. E allora- si dice : « Attori italiani, che sino alla :fi!lledel secolo soorso foste la meraviglia del mondo, bi– sogna tornare a ,scuola!>>. Ma dov'-è la scuola? E, sòprattutto, dov'è il maestro ? VII. I111tarnto, siccome la vita del Teatro praticamente risulta d'una immediata comunione fra artisti e pubblioo, e il Dramma chiede sempre al pubblico un'implicita collaborazione, bisogna dir chiaro, che anche il pubblico italiano ha i suoi torti; e gravi. È vero che gli spettacoli delle nostre compaginie non so!llo, di regola., molto attraenti. Ma è aillche vero che ci so!llo le eccezio111i. Senza contare qualche grande o insigne attore superstite, che offre tuttora, di quando in quando, saggi bellissimi del suo personale va– lore, ci sono stati e ci sono anc6ra alcu!lli complessi artistici (per esempio, l'altr'a!Il1110, 11}, oompagnia Nicoodemi, la, compagnia Pàvlova, la compagnia Almirànte-Tòfano) che norn di rado harnno dato spet– tacoli, per intelligenza, per insieme, per messirnscena accurata e delicata, degnis,simi d'interesse o d'ammirazione. Il Knock di Jules Romains irnterpretato da Tòfa,no v~le, snppergiù, quello interpretato a Parigi da Jouvet : come mai a Parigi Jouvet ne ha dato quattro o cinquecento repliche, a teatro pieno, e a Roma o a Milano Tòfano non ha potuto da:rine più di sei o sette, a teatro ,semivuoto? La solita, abusatissima risposta, è che Pa,rigi ha due miliorni e mezzo d'abitanti, e Roma o Milruno non arrivano ancora al milione; che Parigi è frequentata da molte centinaia di migliaia di stranieri . ' 1 quali capiscono il francese, mentre i forestieri che, m mi!Ilor nu- mero, vengono a Roma, 1nonsono qua,si mai in grado di seguire una rappresentazione in italiano. iMa è u111a risposta. che vale poco. Per- Biblioteca Gino 8ianco

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