Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

La crisi del Teatro 19 stile, iri U[l'U[lità rigorosa, mettono in scena un'opera attraverso una preparazione che dura mesi se non anni, con una cura che si ravvisa in ogmi mi[limo particolare. Essi interpretano l',autore pre– scelto, si capisce, secondo la lor,o propria vi,sio[le, l;:i, quale può anche essere, non di rado, una deformazione (e di questo si discu– terà a parte) : ma m ogni caso una deformazione intelligente. E il risultato è che, dal loro studi-o, nasce un organismo compiuto, U[l piccolo prodigio scenico, un .piccolo mondo che, anche se l'opera messa in scena è di per sé mediocre, può vivere, im. grazia dell'i1nter– pretazione, la sua vita di cento, duecento, trecento e alle volte ([lelle gramdissime metropoli) mille sere: insomma, l'offerta d'una perfetta, gioia al godimento del pubblico. Com'è possibile che qualcosa di simile possa fare il povero capo– comico italiano, il quale è sempre anche un attore, che lavora!Il:do dalle nove del mattino a1l'una di notte, vivendo fra camerino, ri– balta...e camera mobilia,ta, alle prese con le beghe dell'amministra– zione e le cure della direzio[le, studia[ldo alla meglio la parte ,sua e abborracciando sul posto quella dei suoi subaltemi, leggendo di notte i eopioni e trattailldo di giomo eon gl'impresarii, eon gli edi– tori, con gli autori, coi tràduttori, cò.n gli scenogrru:fi,coi macchi– [listi e con la Censura, ricevendo negl'intermezzi i giornalisti e la gente d'affari, e andando in scena d!opo quattro o cinque o in casi eccezionali dieci prove, noo ha quaisi mai avuto il trmpo materiale, non diciamo di meditare sull'arte sua, ma di farsi U[la modesta cul– tura, di seguire la v,ìta e i gusti del suo tempo, di v·edlere gli spet– tacoli a-ltrui in Italia e molto meno all'estero, di entrare in un museo, di leggere un libro, di scorrere una rivista? Si pensi che i nostri capocomici, formando le compagmie nnove, scr,itturano quasi sempre i loro nuovi attori senz'averli visti; si pensi che, fino a due .. anni fa, le oompagnie nuove, al principio dell'an!Il:oeomico ch'era al primo giovedì di Quaresima, andavaino in scena, con attori scono– sciuti fra loro, dopo una sola giornata di prove, fatta il mercoledì delle Ceneri. Il capocomico italiano è un eroe: quello ch'egli mette insieme tutt'i giorni, è un miracolo; il semplice fatto che, ogni sera alle nove e un quarto, quando ,si leva il sipario, il suo palcoscenico si p,resenti più o meno in ordine agli occhi del pubblico, e gli at– tori ch'egli guida recitando lui stesso ripeta!Il:osenza intoppi tutte le battute« pescate)) lì per lì dal suggeritore, dal principio alla fine, è il risultato d'una fatica sovrumana. Ma si capisce 3J[1Che che il pubblico, il quale non sa queste cose, - e anche .se le sapesse avrebbe ragione, dal punto dli vista estetico, di non tenerne cooto, - non può interessarsi vitalmente a spetta– coli approssimativi, offerti d'a attori ina,deguati, che recitano sup– pergiù con gli stessi criteri Shakespeare e Oecof, US3J[10 le stesse intonazioni per d' A,nnunzio e per Bernstein, e applicano a Goldoni BibliotecaGino Bianéo

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