Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

La crisi del Teatro 13 ------ ----·------------------- Georges de Bouhélier a Schoenerr, da Rollam.d a Barrie, ci si po– trebbe forse rispondere che costoro sono autori di ieri (il che poi per qualcnnq non sarebbe esatto). Ma è di oggi Shaw, che inoillsi vorrà negare sia, un autore mo– derno ; è di og,gi Olaudel ; è di ,oggi Pirandello ; è dì oggi Molnar ; so1nodi oggi Gorki e Jevrieirnov; sono di oggi Schnitzler, Kaiser, von UIIlruh, Sternheim, Bronnen, Toller, Hasenclever; solilo di oggi Herczeg, i Ciapek, Sheriff; è di oggi 0' Neill; sono di oggi Géra1dy, Vildrac, Amiel, Jean-Jacques Bemard', Sarment, Raynal, Duver– nois, Pagmol, Ghéoo, Lenormand, Romains, Crommelynk, Mazaud, Sacha Guitry; sono di oggi Martinez-Sierra, Marqui,na e gli altri spagmoli; e qui mettiamo uill eccetera solo perché un discorso non può diventare un elenco. Non mai, - l'abbiamo detto altrove 1 ), e domandiamo scusa di ripeterci, ma non ci è possibile altrimenti, - non mai come oggi si sono furiosamente intrecciate, sulle tavole del palcoscenico, visioilli opposte e tecniche dispa,rate, ma _tutte ricche, a loro modo, di passione drammatica: chi a,fferma e chi nega, chi vuol restaurare l'antico e chi lo càpov-olge, chi canta a voce spiegata e chi vuol farsi intendere stam-do zitto, teatro buffoillesco e teatro religioso, teatro marionettistico e teatro sentimentale, tea– tro, come dicono, «teatrale>>, e teatro del silenzio. È possibile che tutto ciò sia, nove volte su dieci, l'espressione di un'inquietudine, di un'angoscia, di wo sìnarrimentio spirituale in cui i l tempo nostro si dibatte. Ma dunque il Teatro, appUIIlto in quam.to esprime questa nostra tragedia, è qualcosa di vivo e di attu ale. Ohe se poi (daeché quello che ci preme è insomma il Teatro nostro) si Yoglia tornare in Italia, c'è da ricordare un fatto- nuovo : e cioè– che oltre Pirandello, ra-p,presentatissimo su tutto il globo, oggi escono d'Italia., per essere eseguite nei teatri d'Europa ed' America, . opere d'una qua111titàdi autori nostri, di tutti i càlibri: da Nicco– demi a Rosso di Sa,n Secondo, da Martini a Chiarelli, da Benelli a Marinetti, da, Bontempelli a Ratti, ,da .A!ntonelli a Forzano, e ad altri minori. Ln una- ,nostra. gita recente ilil Cecoslovacchia, v'ab– biamo scoperto che, degli autori italiani viventi, a Pra,ga se ne son rappresentati una ventina! Ciò, fatta, eccezione per. d'Annunzio, venticinque aillrni fa non acca-deva. E ciò significa probabilmente questo: che gli autori italiami d'oggi dicono, o tentano di dire, qualche parola, la quale interessa qualcuno anche fuori dei nostri confi,ni. Sei o sette lustri addietro il Teatro nostro era, per quattro– quinti, sotto l'influenza di quello francese; e naturalmente all'estero Fiipreferivamo, alle imitazioni, gli originali. Oggi, anche ingrato e faticoso come spesso è, ret.a le tracce d'un travaglio suo. 1) Tramonto d<:l qrcrnrle attori', Intrnrluziniw. BibliotecaGino Bianco

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