Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

12 S. d'Amico nostro è stata lamentata i,n tutt'i tempi: il Teatro itali3Jllo, se è decadl~to è decaduto 1non si sa bene da che, ma certo dal giorno irn ' ' cui nacque. La seconda è che la famosa cri,si non è propria del solo Teatro italiruno ; ma si accusa, e più o meno si· è ,semp,re accusata, nella stori,a in tutti i Teatri europei. Se questo dunque è avvenuto in tutti i paesi e suppergiù in tutti i secoli, - compresi quelli che videro fiorire. Plauto e Molière, Sharkespeare e Ga1d'eron, Goldoni e Beaumarcha1s, il Teatro roman– tico e il 'J.:eatro inaturaJista, - un dubbio nasce alla fine: che questa «crisi)) rrìon sia se non una condizione i:nseparabile dalla vita del Teàtro; che la vita del Teatro, come di qualunque organismo, in fondo debba risolver,si, necessariamente, in una perpetua crisi; che, insomma, la crisi non sia se non la legge della vita, legge non eccezionale e spaventevole, IJllanormale e anche augurabile, per l'ot– tima ragione che, senza di essa, s'avrehbe l'arresto, e la morte. I timori per la crisi d'oggi si spiegherebbero dunque con nient'al– tro che con un eterno fenomeno psicologico ? con quello per cui l'uomo guarda al passato o spera nell'avvenire, ma disprezzando il presente, salvo a ric01ntemplarlo con nostalgia domami, quamdo anche il presente d'oggi sarà divenuto storia, e dal disordine di ciò che parev ,a la sua miseranda re:altà, la prospettiva del tempo avrà rile– va.to le linee che gli darrunno uno stile, una significa,zione, un nitore, di cu i oggi no111 ci accorgiamo? · Per rispondere al quesito, converrebbe muovere da una distin– zione: incominciare col chieder le carte d'identità del soggetto. Quando autori e critici, organizzatori e attori, parlano della crisi del Teatr,o, che cosa intendono per Teatro? Teatro (anche limitan– doci, come facciamo, al Teatro drammatico) è una parola ambigua. Se andiamo a domamdar la storia del Teatro a Wilhelm Schlegel, egli ci mette irn mano il riassunto delle grallldi Letterature dramma– tiche; se la domandiamo a Karl Mantzius, ci s-entiamo ra.ccontare soprattutto la storia degli 0ttori e dell'apparato scenico. Poco fa s'è visto c-ome, rispondendo aJ.lenostre interrogazi0111i, gl'mtervistati battevano vie dive~sissime; alcU1I1i si riferivano al Dramma, altri allo Spettacolo. Bisogna dunque partire da questa divisione, che almeno per comodità di esposizione è necessaria: fra il Teatro scritto, e i mezzi della sua rappresentazione; o si p•otrebbe dire, con termini brutalmoote economici, fra produzione e distribuzi0111e. Qurunto a!la produzione, cioè all'opera degli autori, che oggi 'Wn repertorio moélerno non esista è una; favola, di cui i nostri posteri stenteranno •a roodersi conto. Noi ci siamo dom3Jlldati altre volte in quanti altri periodi la storia del Teatro abbia registrato autori tanti. e diversi, come oggi. .Se li ricordassimo tutti, grandi e piccoli d,a Maeterlmck a d' Am.nunzio, da Benavente a, Bemstein, da Brie~x a Uinamn,no, da Donna-y ai Quintero, da Pinero a Bracco, da Saint- BibliptecaGino Bianco

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