Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

10 S. d'Arnico Roma alla « g·uardia civica)) di Giova.echino Belli; quella equipag- ' . giata e ba.rdata oon ullla tale abbOllldanza d'armi, che aJ momento buolJlo non si poté difoodere. :È vero che quest'anno, ,succeduto al Ba.ty lo Jouvet, il Pigalle s'è riaperto rappresentando Donogoo di Jules Romailll.s, e colQ.successo. Ma la critica s'è fatta interprete d'un IJlUOYO e curioso sentimento con cui il pubblico parigino ri– toliila dalla commedia: il sentimento che lo spettacolo sia troppo perfetto, che la sua messinscena sia troppo ben reaJizzata, troppo squisita, troppo vera; che, insomma, essa nolJl l•asci più IJlessun caiffipoal sogmo, all'immaginazione, alla iniziativa dello spettatore, il quale a teatro non vuol rimanere inerte e passivo, rr;i.a collaborare attivamente a quanto gli vien suggerito dalla scena. UIJlaltro bel caso che èi è capitato , è stata la scoperta della IJloia, del disgusto, del distacco, ostenta.ti almeno COIJl noi dal più accla– mato autore d:rammatico ceco, Kare l Ciapek. Egli ha la, fortuna di vivere :iir1 un paese dove, probabilmente per ragioni politiche, Stato e Provincie spendono molti miliolJli ogni anno per sussidiare i loro teatri: alcuni de' quali attrezzati perfettamente, e serviti da ré– gisseurs e da interpreti che ormai non hamno da invidiare (llé Te– deschi IJléRussi. E ilJlveceCiapek ci ha detto. sùbito che il Teatro in Cecoslovacchia va male; e ha cominciato col buttarne la prima colpa addosso al solito CinematogTafo. - Già; ma se il Teatro nolJl resiste alla concorrenza, dli chi è la colpa vera? - Degli autori, - risponde Oiapek; - c'è scarsezza di repertorio, nazionale e straniero; la produzione europea è in deca-denza. - E gl'i!Ilterpreti ? - Qui ne abbiamo di buOIJli,e di ottimi, che fanno miraooli; preparaino uno spettacolo am.che_in quindici giorni - (in Cecoslovacchia paiono pochi); - disgrazia– tamoote - (udite, udite!) - siamo rovinati d'al sistema dei teatri stabili, che costringe a replicare i lavori IJlelle sale semivuote, o a ricorrere al pessimo sistema degli abbolJlamenti. - E la messin– scena? - :È stata troppo sopravalutata; è chiaro ch'essa no(ll oosta a fare un dramma. - E la critica? -Ah, monsieur. Passons sur ça, j e VCYUS 0n prie. - Del resto, - ha concluso Ciapek, con aria lievemente arri– !Iloiata, - io IJlOnsono U[l drammaturgo. Ho fatto commedie solo per caso. Non amo il Teatro, noo ci vado mai, non vado nemmeno a sentire ~ miei lavori. Se scrivo, preferisco scrivere raooonti, o ,saggi letterari. Ma ho trunte altre occupazioni, che m'i(llteressano di più! Il mio giardino; la fotografia; il folklore n:rnsicaJe.... _ DU(llque, il Teatro è morto ? - Qui, finalmente, lo scettico1IJ.eha avuto U(llO scatto: - Ah, questo no! Potrà avere degli alti e bassi, e oggi è a terra; ma come volete che muoia? Finchè vi saranno uomini il Teatro vivrà. ' Ma contro t11tte queste confessioni, rimp-ianti, smarrimooti, atti Biblioteca Gino.B~anc~., ,# • ; ~ ~.; ':.

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