Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

La crisi del :l'eatro 9 Teatro. Adess-o succede questo: che gli autori drammatici scrivono per i piccoli grupp,i intellettuali, per la critica, per porre la candi– datura all' Académie; non scrivono più per la folla. Sdegnruno di fare quello che' non hanno sdegnato Eschilo, Shake'speare, Calderon, M,olière. E naturalmente la folla, ch'essi affettanù di ignorare, li abbandona,. Di qui il p,r,evalere, agli occhi del pubblico, dell'imp,or– ta,nza degli esecutori,su quella degli autori. La guerra nolll ha run– cora dato all'Europa l'a1,1tore nuovo, che 41, folla aspetta con runsia religiosa. La crisi del Teatro- non è altr,o che questo: io credo ch'essa sarà risolta, domani, da1l'a,pparizione di uno scrittore di genio. Dunque, per richiamare il pubblico, per toMare a parlargli un lirngnaggio facile, per fare appello ai suoi sentimenti ingenui, per offrirgli spettacoli tasti e varii, c-01I1verrà accodarsi, come pure più d'un 1netteur-en-scè1'ie oggi va predicando, al Cinematogrrufo? - Ma nemmeno per idea, -,-------ci ha risposto ·un insigne, autore tedesco, Walter Hasenclever. - Il Cinematografo dev'es:ser Cinematografo, e il Teatro d~v'esser Teatro. Niente di peggio che confonder due arti diver,se. Se il Teatro s'immaginasse di poter fare la concorrenza al Cinematografo come spettacolo vario, esteso e frammentario, sa– rebbe battuto, come un cavallo che volesse inseguire urna automo– bile. Il Teatro è un'a1tra 0osa. Deve darci dell'altro. Parlare, p,rima che ,agli occhi, all'anima; agire, prima che in estensione, in pro– fondità. E imsomma tornare magari alle unità cosiddette aristote– liche; le quali non erano u,na mera pedamteria scolastica, ma l'espressione ,d'un'esigenzia profonda. Il Teatro è arte classica; se vuol vivere, deve tornare alle sue origini. Arnche Gerhart Hauptmanlll, un paio d'ammi aiddietro, parlan - d-0ciin una certa intimità, se la prese vivamente con coloro che cre– dono di salvare il Teatro ricorrendo unicamente a in,novaziollli tei<mi– che e meccaniche, e a bravure di messinscena. E accetrmand!o alle pretese del nuovo despota, il mett,<J<wr-en,-scène, il quale ha finito per ·credersi il solo autore vero dello spettacolo teatrale, concludeva : - È come se un pianoforte credesse ,di poter sonare da sé. - Poco appresso, da Parigi, -un fatto sing,olare parve dargli ragione: la chiusura del mirabilissimo Teatro Pigalle. Si sa che in cotesto tea– tro Roitschild ha profuso una quantità di milioni, per dotare la metropoli francese d'ulll palcoscenico modernissimo, prodigio di tutte le risorse meccaniche, strumento incomparabile nelle marni del m,ettewr-en-soène dell'avvenire. Ma i gioMali raecontarono che Ga– ston Baty, il notissimo inscenatore, chiamato ·a dirigerlo, dopo pochi mesi v'aveva rinunciato, per questa candidia ragione: noo aveva potuto trovare urn'opera drammatica, così va.ria e collliPle'ssa, che !ili prestasse a sfruttare adeguatamente tutte le risorse tooniche del mi– r,acoloso teatro. Qualcuno pensò, nella nostra ingenua e· scanwrnata BibliotecaGino Bianco

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