Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

La crisi del Teatro 7 IV. Questo per il passato. Quanto al presente, i singhiozzi che si sen– tono rintroilla-re, fra gl'Italiarrii, in tutti i co111gressi,ritrovi, gior– nali, periodici, polemiche, reifereindum e co!Ilferenz.e, sulle dlisa– strose condizioilli del nostro Teatr-o; le periodiche invocazioni allo Stato, alle Corporazioni, alla Società -0egli Auto,ri, ai mecooati e agl'industriali, come dico1110, illumi!Ilati; infine i bilanci delle 1110- · stre imprese, tutti ÌiI1 deficit salvo quelle due o tre compagnie co– miche, di solito appoggiate,,sulla personale virtù d'un attore o due; ci dispensano, crediamo, •dal portare le prove che, nel 111ostropaese, il Teatro drammatico è generalmoote considerato come moribondo. E sé di qualcosa è ancora lecito stupirsi, ciò è bene del fatto che i teatri italiMli noo sia!Ilo già tutti chiusi. Ma poiché- ogni giorno si è soliti addurre, contro l'i!Ilerzia dtlgli artisti e d'egl'impresari nostri, le' invidiabili meraviglie di quello che si fa all'estero, diamo u!Il'occhiata anche a quello che succede oggi 111ei paiesi stranieri. GirMldo il mondo, come avvie111e ai gior– nalisti, noi ci siam presi il gusto d'Ìillterrogare, .sull'argomento, autori, a.utori ed «esperti)), dei più disparati paesi d'Europa. Av– vertiamo sùbito che le loro risposte ci hrunno insegnato molte cose. E si può co:ininciare da quelle d'apparenze più ottimiste. Nel 1927, a Parigi, Pitoef ci ,dichiarav·a netto : - Io 111on~so che sia la crisi del Teatro. Qui a Parigi i teatri dove si mette in scena, 00111 in– telligenza e con sensibilità moderne, qualcosa di vivo, non s01110 affatto in crisi: vanno benissimo. Veda, il bilancio, morale e mate– riale, del Teatro di .J.ouvet; oppure quello dello Stud;io in cui Baty rappresenta, da parecchi mesi, la Maya di Gantillot; o anche il mio . . Meglio di così non si potrebbe andare. l<Jpossibile che ci sia crisi economica, iill un certo 111umerodi teatri diciamo_ così commercia,Ii; spesso molto frequentati ma dove, a causa d'uilla complicatrL 'orga– nizzazione amministrativa e teonica, le spese possono superare gl'in– -oassi. A ogni modo è affare che non mi riguarda; come non mi ri– guarda il Cinematografo. - Questo nel '27. Ma un anno dopo, cioè nel luglio del '28, Pitoef ci confessava che l'runnata era andata male anche a lui; che aveva avuto Uill deficit di centomila franchi; che aveva dovuto ricorrere all'aiuto di un mecenate·, così è, italiam.o; che per tirare avarriti l'anno appresso sarebbe .stato costretto a- mettere i,n scena (oome fece) un lavoro di propagM1da, sussidiato non sap– piamo se daUo Stato o da un altro ente pubblico. Pure !Ilel1927, abbiamo parlato col signor Rickelt, tedesco, ch'era .allora il presidente della mastodontica Unione Lnternazio!Ilale degli Artisti drammatici. - Crisi d'el Teatro? - ci rispose sorridendo. - In Germania non esiste. Il pubblico tedesco va a teatro più di BibliotecaGino Bianco

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