Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

124 W. FRANK, Nouvelle découverte d6 l' Amérique sé la tradizione dei suoi antenati pionieri ed emigrati, ricerca in sé lo spirito del ·vecchio continente ed è naturale, ~u~~ue, che :iesca_ 3'. sentire stati d'animo d'angoscia e di smarrimento s1m1h a quelli degh mtellet– tuali europei. Talune accuse e il modo di far risalire di generazione in generazione le responsabilità della crisi sono ormai acquisite, ad una certa letteratura apocalittica; prossimo è il tempo in cui saranno luoghi comuni. Waldo Frank non batte una nuo,va via. La crisi contemporanea, fatta di nazio– nalismi esasperati, di economie artificiali, di relazioni ipocrite, di spie– tata lotta di classe, è tutta conseguenza della guerra; la guerra, ~ sua volta, è conseguenza di due id~ologie colpevoli : la democrazia e l'impe– rialismo, maschere di non diversi appetiti; ma queste ideologie sono a !or volta figlie di quello stupido secolo decimonono, che non sarebbe stupido se non fosse nato dalla rivoluzione francese; e come questa avrebbe avuto origine senza lo spirito di critica e la libertà di pensiero ? ( e' est la, fa,ute à Volta,ire !) e come queste manifestazioni sarebbero state possibili senza una disfatta dell'unità cattolica? Waldo Frank ha bisogno di rifare tutto intero questo processo per riconoscere nel Medioevo il più alto stadio dello spirito umano, il quale si sarebbe sviluppato e svolto dal secolo di Platone a quello di Gregorio VII per raggiungiere nell'organismo deJ– l'impero il senso della tota,lità. Concetto che, secondo il Frank, è l'equi– valente stesso dello spirito religioso, della facoltà di vedere il mondo da un punto di vista interno e di saperne intendere il valore totale. In conseguenza, tutta la civiltà posteriore al Medioevo è da lui interpretata come il processo degenerativo dell'unità cattolica. La frantumazione dell'unità si accelera con la scoperta dell'America. Nel nuovo continente gli europei trasferiscono le loro passioni particolari e la sete di dominio. La decadenza, favorita dalla esten,sione del terri– torio e dalla libertà, doveva procedere nel medesimo ,senso e con più veloce ritmo. Potrà Waldo Frank pervenire alla medesima conclusione che abbiamo visto formulata da Paul Morand con una certa timidezza: la civiltà americana non differisce da quella europea che in intensità; in quanto alla qualità, l'amato o deprecato americanismo non è che la vita stessa, originale e non importata, delle grandi capitali europee. L'Europa non può americanizzarsi perché l'America è totalmente e in– timamente europea. Ma europea nel peggiore dei modi. La frantumazione della totalità ·medioevale e l'inizio dell'indivi– dualismo sono interpretati dal Frank come cessazione dell'Amore e inizio della Volontà di Potenza. L'Amore, - spirito che anima visioni organi– che come quelle di un Platone, di un Dante, di un Petrarca, - lascia il campo alla Volontà I di Potenza che culminerà in Nietzsche. Ora la reductio a,d a,bsiirdum di tale concetto della Volontà di Potenza si ris~lve nell'uomo-macchina: « Per una macchina, dice il Frank, la potenza è una condizione necessaria. La macchina è un organismo isolato : ogni sua attività consiste nell'e,sercitarsi esteriormente, ~nza mai modificare il suo io con un'a,µesione a una realtà, superiore, e questo indefinitamente, finché dura» . . . Non ·~ sarebbe potuto pronunciare una più severa condanna della c1v1ltà americana; tuttavia anche essa ,serve a favorire una utopia ame- BibliotecaGino Bianco

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