Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
120 J. CHARDONNE, Eva ou le J ournal interrompu JAcQurns CHARDONNE, va ou le Journal interrompu. - Grasset, Paris, 1930. Fr. 15. Da quell' Epithalame, che ebbe il Prix Goncourt, se la memoria non falla a un anno di distanza da A l'ombre des jeunes filles en fieur di Prou~t, e fu comunque insieme con questo il più notevole successo della produzione romanzesca francese negli anni che seguirono l'armistizio, fa– cendo assurgere di colpo l'autore sino allora ignoto alla miglior fama letteraria, il Chardonne s'era taciuto per alcuni anni: rientrando per tal fatto quasi nell'ombra, come è de,stino, in questi tempi attivistici e svagati, di chi per mezzo di una rappresentazione incessante non si sforzi a mantenere nei contemporanei memoria di sé e delle proprie opere. Poi, in questi ultimi due o tre an:ni, egli ci ha dato successivamente tre ro– manzi, nonché una nuova edizione del primo, notevolmente sfrondata, in un solo volume. Notabili due fatti, per chi consideri codesti quattro libri nel loro complesso. Anzitutto, il procedere singolare del Chardonne da una fol– tezza grande e ricchezza di tessitura e di sviluppi verso una sempre mag– gior brevità; e sino alla apparente gracilità e povertà di notazioni di quest'ultima Eva; duecento paginette in tutto, nelle quali tuttavia i critici s'accordarono subito a riconoscere l'opera più alta e felice del– l'autore, e meglio assicurata, per quanto è dato prevedere, contro l'azione del tempo. In secondo luogo, va notata la fissità del fuoco mantenuto da,l Chardonne, in questi quattro romanzi, su di una particolare realtà, che ha il suo centro nell'amore coniugale, e in tutto quell'insieme di segreti rapporti e reazioni che l'intimità della convivenza fa nascere tra i co– niugi. -Soggetto inesauribile a pensarci, e sinora assai poco esplorato. ,Sì che non si può fare a meno di richiama-re qui il nostro Svevo, il quale nella Goscien<Za di Zeno ha lasciato pagine che sono tra le più originali, concrete e discrete insieme, sull'argomento. E se una analogia si può prospettare tra i due scrittori, lontanissimi per tutto il resto, e più che mai nel temperamento, essa sta nella capacità loro di toccare i punti p•iù suggestivi e significanti con la massima delicatezza, e concretezza, insieme, fuori da ogni « letter·atura >> : facendo esprimere ai propri protagonisti le notazioni più ardue e fuggevoli su quella particolare atmosfera, in un tono dimesso e quasi casuale, parlato, più che scritto. In codesto J ournal interrom,pu difatti il Chardonne, sacrificando (con ottima fortuna) a una moda tuttora assai in favore, ha, fatto parlare in persona prima il proprio eroe; assai dimesso eroe in verità, e tutt'altro che brillante per dovizia delle più prepotenti doti virili : eroe, semmai, della « vita interiore >>al quale le circostanze solamente, o la volontà dell'autore, hanno tolto di svilupparsi maggiormente nel senso di un Amiel. Né è senza profonde affinità,· e significati qua•si simbolici, che l'ultima parte del libro ha p_er teatro d'azione quella « ,Suisse romande>> cara ai romantici introspettivi, dai giorni di Giangiacomo. Ma, s~ il senso della natura di talune notazioni' di Eva può far fuggevolmente pensare a Rousseau, e una cotal mitezza rassegnata eppur nobile evocare appunto l'ombra di Amiel, la presenza che più d'ogni altra aleggia su queste pagine (espressamente dichiarata., a un certo punto, del resto, BibliotecaGino Bianco
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