Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

B. SA.NMINIATELU, L'urto dei simili 119 pagine dove il senso del libro prende un po' più di chiarezza. La descri– zione, per esempio, della casa degli zii nel Veneto, dove ,Santi si trasporta, dà risalto, per opposizione, aJ.l'ambiente della casa paterna. Anzi avviene questo di tipico : che proprio quando sono smesse le insistenze di ricerca psicologica e si slargano le ombre e si assume ~Ua brava il piglio di così detto descrittore esterno, allora non solo s'incidono con più facilità tipi e macchiette, ma anche la figura del padre, che è il vero protagonista del romanzo e che pure fino allora era rimasta chiusa, nonostante i tratti violenti, entro il bozzetto, in due rapide apparizioni che egli fa nel nuovo ambiente, - quella della sera di Natale con la neve e quella a Padova nella camera d'affitto del figlio, - i1cquista subito luce, e soverchia tutte le altre che, sia pure nei limiti della macchietta e del bozzetto (la nonna, la madrè ecc.), avevano qualche punto felice. Segno, questo, evidente, che non tanto è vero che ogni forma <l'arte ha il suo modo d'esser trat– tata, quanto che ogni autore ha i suoi mezzi. Peccato che questa apertura di felicità espressiva facilmente si richiuda. Quel che Santi voglia veramente fare, quelle che siano le sue possibilità e deficienze vere, nel libro si vede fino a un certo punto. O per dir meglio, tutto ciò che avviene nell'ultima parte del romanzo : la malattia di Santi (vera o non vera, non si capisce bene) che gli impedisce di partecipare alla guerra, l'avventura, nell'alta società, con Barbara Falciano ecc. - non ha troppo interesse. Un romanzo, nel quale sono, in fondo, tranne la morte del padre, pochi avvenimenti. e che (nonostante le aperture, anzi, direi quasi, le scappate in altri campi) rimane pur s,empre un libro di svolgimento e di crisi, -- quella di un giovane, - avrebbe comportato per .sua natura la necessità di un punto finale di luce e di chiarezza interna, o a;lmeno un tragico richiudersi nel nulla. Questo punto manca. Il ritrovamento che fa Santi, al circolo degli ari– stocratici, del ritratto di suo padre messo accanto al suo nelle pagine di una rivista, non solo ha carattere troppo occasionale e materiale, ma .non è una scoperta, non è un punto d'arrivo, perché la somiglianza tra padre e .figlio era già troppo chiara al lettore e l'autore l'aveva perfino esplicitamente dichiarata. Comunque (e lasciando da parte la questione della lingua, nella quale a me dà noia il troppo toscaneggiare ; ma ci sono anche espressioni non proprto toscane: « brava11e la vita», « la questionava>> ecc.), mi pare si possa concludere che il Sanminiatelli, negato, per ora, alla costruzione in– terna dei caratteri, abbia qualità di prim'ordine come descrittore di am– bienti sociali, specialmente dell'aristocrazia, di quella media e campa– gnola e di quella più su : ambienti che il Sanminiatelli conosce assai bene. Le pagine che descrivono certe vecchie famiglie venete nelle loro ville, con quel che di malizioso e sensuale si può facilmente immaginare in quell'ambiente, si leggono qui col più vivo interesse. E queste pagine insieme a quelle, già accennate, dove prende risalto la figura del mar– chese Gesualdo, benché non abbiano del tutto dimenticato i procedi– menti bozzetti_stici, mi pare che rappresentino- un progresso più che notevole di fronte ai precedenti libri di Sanminiatelli. I!ONAVENTURA TEcCHI. '

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