Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
G. LIPPARINI, Divertimenti ovvero niwve <<Passeggiate» ecc. 111 poetica (cUciamo-cosl) a cui l'autore ha sempre creduto, e che in un ca– pitoletto dei Divertvrnenti gli fa dire, a proposito del poeta del Sermone wlla Mitologia: « Credo che un ritorno al Monti (al Monti della Bel– lezz·a dell'Universo, della Feroniade, dei Pen8ieri d'Arnore e degli S<Jiolti al Chigi), sarebbe utilissimo anche oggi, per coloro che. sentono riifiorire in sé il classicismo immorta,le e anelano a riprendersi cominciando dal passato». ETTORE ALLODOLI. GIOVANNI PAPINI, Gog.' - Vallecchi, Firenze, 1930. L. 15. << Chi conosce i miei libri, soprattutto gli ultimi, s'accorgerà che non· ci può essere nulla di comune tra me e Gog », scrive Papini_ nella « Conoscenza di Gog >>. Non ere.do che ci sia alcuno che, letto Gog, sia del parere di Papini. Dico di più, in Gog c'è tutto Papini; e il meno Papini che c'è, è proprio quello che « s'è rinnovato nel ritorno alla Verità». Ma vediamo prima come Papini ci presenta Gog, tratti fisici e morali. « Non aveva un pelo in tutta la testa: senza capelli, senza sopraccigli, senza baffi, senza barba. Un informe bulbo di nuda pelle, con escrescenze coralline. La faccia era di carnato scuro, quasi paonazzo, e larghissima. Un occhio appariva d'un bel celeste appena cinereo; l'al– tro quasi verde con striature di giallo tartaruga. Le mascelle eran quadre e possenti; le labbra massicce ma pallide si aprivano ·sopra un sorriso tutto metallico, d'oro». -Sappiamo anche ch'era sulla cinquantina, alto e vestito di verde chiaro. Papini lo incontra in un manicomio privato, pazzo tranquillo come il poeta dalmata ch'egli va là dentro a visitare ogni tanto. Il suo nome era Goggins, ma gli piaceva di farsi chiamare Gog, perché il diminutivo « lo circonfondeva d'una specie di aureola bi– blica e favolosa : Gog re di Magog ». Nato in una delle isole Hawai da un'indigena e da padre bianco, s'era imbarcato, ragazzo, in un vapore americàno per San Francisco; dopo qualche anno, e parecchi presumibili mestieri, s'era ritrovato a Chicago con qualche migliaio di dollari: tram– polino per l'immensa fortuna dipoi. Miliardario, (« alla fine della guerra erà uno degli uomini più ricchi degli ,Stati Uniti, cioè del pianeta >J), ma stanco del business, deposita i suoi miliardi in tutte le banche del mondo e inizia una vita nuova: « di ricerche febbrose, di corse attraverso i continenti, di sorprese, di demenze, di fughe >J, Perché? Per scoprire e godere. Scoprire, godere che cosa? La donna no (in tutte le sue avven– ture Gog non ha mai incontra-to una donna); le bellezze, le meraviglie dell'arte e della storia nemmeno, perché non c'è una pagina, in tutto il diario, in cui Gog mostri almeno un umano interesse per queste cose. I valori dello spirito non lo toccano : se vi si imbatte, se legge i grandi libri, quelli in cui l'umanità si riconosce, se conversa con qualche gran– d'uomo, o strònca quei libri, o 1:,inausea e si secca di coteste grandezze. Gog non aderisce umanamente a nulla: è distaccato, e solo. Ma corre per l'orbe terracqueo. Il suo diario è datato da Cuba a Parigi, da Nuova York a Londra, da Luxor ad Arezzo, da Pechino al Cairo, da. Berlino a Abmedabad: sarebbe lo stesso s'egli non fosse uscito mai dalla BibliotecaGino Bianco
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