Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

110 G. LIPP.A.RINI, Divertimenti ovvero nu01•e <<Passeggiate»ecc. si aprono anche qui le vedute della montagna cara e familiare al poet~ e al critico. Ricordando Lorenzo Borri, egli ricorda subito le cime soli– tarie del Libro Aperto e del Cimone, le acque azzurre del Lago Scaffaiolo o quelle verùissime del Lago Santo, la vallafa dello Scoltenna, le so– litudini dei prati alpini e i faggi aperti sotto cui le pecore riposano « come in un'eclogà di Virgilio». Cosi nell'altro libro I Racconti di Cutigliano ,si sente l'amore lettera– rio della cultura farsi strada nella pura immaginazione e nella narra– zione limpidamente popolare. Ma sono notazioni discrete, signorili, piz– zichi delicati -che non dà,nno noia. E l'autore sa sempre dove e come farli. La 'Torre del Fa.ttucchio e Golìa, i due migliori raooonti della raccolta, soprattutto il se.condo, corrono rapidi, in una scorrevolezza toscana fatta di realismo montanaro e campagnolo, senza macchie di colore linguistico ; a chi vive di paragoni sembreranno più scarni del Matto delle giuncaie, prima felice esplosione del bozzettismo fuciniano, ma tutti li giudicheranno più sobri. .E pure negli altri, il racconto interessa per questa sobrietà (anche dove si vorrebbe riempito di qua1che cosa di più), perché gli uomini e le cose sono mescolati in una concor– danza stretta di movimento e d'azione. Carbonai nella. faggeta dove non ci sono case, ma capann,e. fatte di frasche dalla solida intelaiatura, co– perta di zolle erbose. Macchie folte piene di funghi e di mirtilli, rifugio di lepri e dove un colpo di fucile innocente può anche sembrare. un de– litto. Osterie Jii montagna « dove il pittoresco non è dato dal sudiciume, ma da un tranquillo nitore >> e che possono essere scena di rievocazioni tranquille d'un dolce amore romantico. Crepuscoli tristi nelle vallate piene di neve sotto l'Abetone, adatti alle suggestioni dell'orologio miste– rioso di San Pasquale .... .Solo là cl ove appare il simbolo, tra i freschi castagni e le prime rose delle ,siepi, l'equilibrio talvolta ·si romp_e. « Il sole calava lontano, dietro il Libro Aperto su le eui grandi pagine si era accumulata e distesa la neve: .e la notte gli spiriti della terra e dell'aria tracciavano nei candidi fogli i loro eterni poemi». , « Certo Prosérpina era nna creatura perduta; e pensando ancora alla, dea di cui le avevano affibbiato il nome armonioso, dissi alla mia compagna: - Ed ora ·è tornata p_erla terza volta, ad annunciare che è cominciata la primavera» (La. Moglie del Diavolo). Ma tutto ben presto si ricompone. All'Avventura dei tre ladri ,nulla potrebbe esserci di sfondo più coerente e naturale di questo chiarore di luna « .... i suoi raggi co– minciavano a piovere color d'argento sul rifugio dei banditi. ... Di là, sopra al vicino limite dei faggi, appariva, tutta l'Alpe, inondata dalla gran luce lunare, ricca, di scintillii d'acque, con le rupi ·sa,ssos(;) intramez– zate da bei prati d'erba, sottile e bigia. Non c'era vento ma scendeva tuttavia da quelle rupi e dai prati l'odor delle erbe selvagge, e l'aroma dei cespugli abbaroicati.. .. La quiete era ampia e diffusa, e comprend1wa la terra e il cielo, dove palpitavano rare stelle >i. Non è il solito pezzo letterario che i narratori talvolta appiccicano come etichetta a qualche passo di forza. E il segno della compostezza e della sorveglianza che anima l'opera ùello scrittore, cosi quando espone i suoi amori di cultura e di letture come quando narra le co!Sedella montagna prediletta. Se– gno d'una coerenza che applica, µella pratica artistica la fede d'una BibliotecaGino Bianco

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