Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
G. LIPP.A.RINI, Divertimenti ovvero nuo·ve «Passeggiate>> ecc. 109 tura o nell'osservazione della vita, un'ispirazione, un nutrimento da rifondere prima o poi in qualche cosa di diverso, bello o brutto che sia), ma sento no una diffusa gioia a prender subito il loro lettore e accom– pagna.do, con ,signorile affabilità, con discreta autorità, con soddisfa,:. zione co ntegnosa, verso i personaggi famosi, senza dei quali non ,si concepisce una vita civile della intelligenza. In questo accompagna– mento una guida come è il Lipparini non lascia di far vedere a destra o a sinistra quello che di notevole gli occhi possono guardare. E deve go- dere del nostro godimento. · I suoi brevi $aggi, che furono in origine articoli garbati di giornali o riviste (è quel garb'o bolognese-toscano del tempo non solo carduc- - ciano ma p.anzacchiano, colorito di estetismo dannunziano : cosa ri– masta inimitabile e invano desiderata da, quelli stessi che dicono cli di– sprezzarla) sono ispirati da un fine g usto letterario, che tenderebbe ad essere più erudito che artistico, for.se per evitare una taccia di apparente leggerezza; ma dove l'erudizione è sem pre animata da un tono fantastico che fissa l'attenzione o la, commuove. E questo avviene spesso: quando, a proposito del Guinieelli, si parla. della « ignota innamorata di Guido, la bolognese bella che ispirò, per la prima, la prima grande poesia ita– liana» che era come « taluna se ne incontra qualche volta sotto i por– tici», mentre quella cantata in un ritmo cli danza da un anonimo bolo– gnese era << beltà un poco pingue e sorridente di una borghese dalle forme rotondette e da.Ue anche robuste ii. E quando nella terra di Gentucca, ricordando il divin pellegrino nel balzo del monte sacro e la profezia del vecchio Bonaggiunta, lo scrittore cerca per le vie di Lucca., lunghe bianche e strette ai piedi dei duomi chiari, la bellezza luminosa di lei che Dante amò o consolò. « E:ra una gio:rnata di p:rimavera col cielo nu– voloso e fe:rmo.... Ad ogni bella donna che incontravo tra la folla varia del Fillungo, ,sentivo nel cuo:re una dolcezza st:rana.... all'improvviso, sbucando da un vicolo st:retto fra altissime case .... alzai gli occhi e vidi ad una altana una giovane donna che si asciugava, i capelli al sole che cominciava a filtrare paJliclo. Come si vide spiata, ,si ritra~se e scom– parve. Fo:rse e:ra lei i>. Matera, rievocata cogli anni di giovinezza e dei p:rimi insegnamenti liceali, serve a disco:r:rere di Pascoli che laggiù fu pe:r due anni, felice, sebbene pensoso; ma la poesia si addensa intorno ai ricordi personali del rievocato:re : sono nostalgie di paesaggi grandiosi e "M"isti, di gradini d'anfiteatri ciclopici, di grotte scavate nel tufo, di orizzonti immensi con rocce livide a:rse dai solleoni estivi. E ricordi di gente cordiale e buona, scontrosa ma sincera. Parlando d'un libro del Vanni, il Lipparini ci fa sorgere dinanzi, stuzzicandoci l'appetito, una visione di vecchie trattorie fiorentine « i-trette e buie fra le case altissime e gli antichi palazzi bugnati », con padellate di pesciolini d'Arno gettati anc6r vivi nell'olio di Lucca bollente e mangiati << adagio adagio fra un sorso e l'al– tro di vero Chianti». In questi Divertimenti lippariniani si passa dai moderni agli antichi, dagli antichi ai moderni, da Leopardi al Pascoli : da Omero minore a Virgilio, da ·Virgilio a Petrarca, e poi giù giù per l' Alberti, Poliziano, Machiavelli al Monti e al Manzoni. Tra i ricordi letterari e le recensioni, BibliotecaGino Bianco
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