Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

F. RUFFINI, La vita religiosa di A. Manzoni Ohe altro ha fatto il Manzoni in buona parte dei suoi saggi ragio– nati vi? Invece d'affrettarsi ad un concertto definitivo proprio, il più delle volte rivedere e rettificare le insufficienze e le fallacie dei ragio– namenti altrui. La sua posizione rimase quasi sempre quella assunta nel Discorso sui Longobardi: scuotere a furia di logica le altrui certezze superficiali, per ridare il posto ai dubbi fecondi o almeno preferibili. Questa volta poi doveva tanto più sentirsi inclinato a dire al suo oppo– sitore« lei non mi persuade», in quanto si trattava di materia teologica, ossia di questo o di quel modo in cui Iddio agisce nella salvazione delle anime. Nei casi in cui la Chiesa non avesse espressamente parlato, - ed era appunto il caso delle minute operazioni della Grazia, - il Nostro ammetteva bensì il diritto dei teologi di ricercare; poiché, come espresse in un foglietto volante: « la religione non proibisce di cercare se non dove è impossibile di trovare», ma oltre a1 mettere in quarantena il frutto di queste ricerche altrui, egli per conto suo se le vietava. E ciò, sia per quella forma mentis per cui era scarsissima in lui la curiosità dei reconditi veri soprannaturali, come era scarsa la sua capacità d'eser– citarvi l'intuizione e l'immaginazione; sia, perché la sua coscienza piena di cautele gli dipingeva come una cosa temeraria ogni propria .afferma– zione sopra le particolari azioni della Divinità. Quell'uomo che perfino in un libro d'immaginazione, i P. S., si guarda bene dall'accedere al– l'opinione pubblica che nel fatto straordinario della liberazione di Lucia conclamava il miracolo ; ed anzi in ogni episodio in cui i suoi personaggi affermano l'intervento puntuale della Provvidenza, li lascia ò.ire, ma quanto a sé, pur riconoscendo genericamente in essa un influsso sulle vicende umane, si proibisce di precisar -di più; v'immaginate voi un tal uomo nell'atto di proclamare dt=ll suo, o di lasciar pacificamente procla– mare da altri in presenza sua, giansenisticamente o cattolicamente << noi abbiamo talmente Iddio in mano nostra, da potervi dire come quattro e quattr'otto che la sua Grazia nel comunicarsi alle anime ha questa e non quella efficacia, tiene questa e non quell'altra manier~:? >>. Fa luce del resto un documento riferito dal Ruffini (vol. II, p. 76), cioè la lettera del 27 settembre 1819 in cui il canonioo Tesi dice al La– mennais che nella Morale cattolica di Manzoni c'è « riserva, qual si conviene ad un laico, nelle materie teologiche». ,S'accorse dunque anche il Tosi che teologia nella Morale cattqlfoa ce n'era poca. E avea tutte le ragioni. Avrebbe potuto anzi dire che non ce n'era niente se per teologia dogmatica o morale s'intendono i punti disputabili e dai teologi disputati. Il Nostro, fermo in ciò che la Chiesa espressamente dicniara, e lasciando il resto alle, discussioni altrui, limita il proprio ufficio a contrapporre col proprio formidabile raziocinio le certezze provenienti da quelle dichiarazioni della Chiesa alle obiezioni mosse dal Sismondi. Una seconda conferma la trovo in un altro documento recato dal Ruf– fini! non comprendo bene i_lperché, a favo~ proprio-(voL II, p. 365 sgg.), ossia nella seconda, Stresiana del Bongh1; pur aderendo io a quanto egli opportunamente ricorda, non esseT le Stresiane un verbale vero e proprio dei dialoghi corsi a Stresa fra Rosmini, Manzoni ed altri bensì una ricomposizione un po' roma,nzata di ciò che tali interlocutori si dissero. Soltanto, poche volte come in ques,to caso, la compilazione BibliotecaGino Bianco

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