Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
104 F. UUFFINI, La vita religiosa di A. Manzoni importanza cerca di difendersene dicendo : « a contrabilanciare una tal notizia basta si getti sull'altro piatto, quello cioè dell'eterodossia, l'en– tusiasmo del Degola che proclamava il libro del Manzoni opera degna di Pascal· e l'annuncio immediato e la immedh1..ta recensione elogiativa. del Grég~ire inseriti nell'ultimo organo dei Giansenisti francesi, la Chronique religieuse. La bilancia, se non strapiomba addirittura da que– sta parte, rima.ne quanto meno ìn bilico>> (vol. II, p. 452). · Eh no! Né a l Manzoni può farsi il torto d'averla data da bere all'una e all'altra parte; né agli antigiansenisti dell'Amicizia cattolica. o ai. Giansenisti capeggiati dal Grégoire, - sospettosissimi com'erano tutti, - può attribuirsi così poco naso, da non aver capito se avessero a fare con un amico o con un nemico. La verità a parer mio è, - e lo mostrerò meglio in seguito, -:- che Manzoni nella Morale cattolica, - e si potrebbe dire in tutti i suoi scritti, -- si tenne fuori del campo di disputa fra le due parti. E ci si tenne non per furberia o per quieto vivere, ma per inclinazione del suo ingegno e della sua coscienza. D'altra parte, alcuni degli atteggiamenti di Manzoni da,ti dal Ruf– fini come segni di giansenismo non sono a ciò concludenti. Che Manzoni nutrisse una grande simpatia, per le persone dei Gia,nsenisti antiche o viventi, il Ruffini lo mostra in modo indubitabile; ma quando mai le– simpatie personali di Manzoni signiifi.carono adesione a principii e sen– timenti? Nel 1820, allorché parve accrescersi, secondo il Ruffini, il rigi– dismo morale di lui, non ci fu la lung·a rinnovata ospitalità goduta da lui e dalla famiglia alla Maisonnette, do ve la p resenza stessa della pa– drona di casa, Sofia- De Condorcet, dava a.na pratica della morale un aspetto ultralassi•sta? A favore dei Giansenisti rimaneva sempre, anche da parte di chi: combatteva sia le loro dottrine, sia il loro àtteggiamento verso le condanne pontificie, il riconoscimento di loro frequenti virtù private e– sacerdotali. Il Ruffini ben cita su ciò l'opera pienamente ortodossa del parigino canonico Pisani. E questo riconoscimento bisognava estenderlo– anche al Grégoire, quantunque la sua parte nella Chiesa costituzionale– fosse stata delle più ribelli a Roma e nella Rivoluzione egli si fosse spesso schierato coi rivoluzionari più accesi. Al tempo in cui Manzoni volle conoscerlo, il Grégoire era anche un perseguitato politico (vol. II, p. 51 sgg.). Non gli si volle riconoscere ciò che pure asserì sempre e– documentò, ossia di noll aver avuto nessuna parte nella condanna a morte di Luigi XVI; e la sua elezione a deputato ne"l 1820 nonché esser· convali.data fu respinta con un voto che pareva colpirla non per illegalità ma per indegnità. E si sa quanto Manzoni ripugn3Jsse da questo ge– nere di trattamenti. Deplorò pubblicamente, come è noto, che. a causa, d'opinioni fosse stato imprigionato il Giannone; e sì che nessuno scrit– tore egli disistimò e combattè al pari Jii quest'ultimo. Ripugnava ugual– mente dalle polemiche o rabbiose o sle,ali, egli che nel polemizzare col Sismondi e collo Chauvet non solo li aveva trattati colla massima urba– nità, ma, ciò che è più raro, aveva sempre cercato quale fosse il lor0< pensiero intimo e vero; non aveva mai profittato di loro espressioni o mesatte o superficiali per trionfare più facilmente e avere il plauso della platea. Ora la polemica che spesso s'adoprava contro i Giansenisti .. Biblioteca Gino Biarco
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