Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
!•'. RUFFINI, La vita religiosa di A. Manzoni 103 dottrina ortodossa sulla Grazia dovette esser sostenuta dal giovane prete e_quella giansenista dal Manzoni ? Senonché il Ruffini, per riguardo alla delicatezza del tema, cerca lealmente di suffragare questa supposizione con altri argomenti più positivi e diretti. Mentre parecchi fra i biografi o critici manzoniani, sulle orme del Gallavresi hanno ritenuto che nell'ultima dimora a Parigi il Nostro si liberasse da quella compagnia giansenistica che fu sua fra il 1808 e il 1810, il Ruffini dimostra, e a parer mio vittoriosa– mente, che questa compagnia egli la cercò più che mai. Non .solo infatti, come se ne sapeva qualche cosa, volle entrare ed entrò in amichevoli relazioni col capo dei Giansenisti francesi, il celebre Grégoire, il quale fu il primo a f.:i,re, nella Chron·iq1te religiettse, un'amplissima e favore– volissima recensione della Morale cattolfoa, ma, - come da tutti s'igno– rava e il Ruffini rivela., - il Nostro si accostò alla Comunione pasquale nella chiesa di San Severino, ultima parrocchia giansenista rimasta a Parigi, e ammalatosi, volle l'assistenza di quel parroco, il Baillet. Non è dunque abbastanza istruito il processo per poter sentenziare che nella disputa la Grazia fu trattata da Manzoni giansenistica.mente ? Eppure aspettiamo ancora un momento. Contemporaneamente ai fatti nuovi o meglio particolareggiati che adduce, il Ruffini cerca toglier valore alle ragioni che fin qui furono addotte contro qualsiasi attribuzione di gians(;)nismo a Manzoni. E nel citare le ragioni qua e là portate da me mi chiama « il più infervorato e certamente il più ingegnoso di tutti i manzonisti in codesta bene in– tenzionata fatica>>. Ora questa lode non posso accettare pensando alla scarsità della mia preparazione dottrinale e storica in confronto ad altri scrittori della mia parte. Ed anzi, per mostrargli che la mia ingegnosità fu assai poca, debbo sconfessare in parte quanto finora scrissi sull'ar– gomento, ossia concedergli, com'egli esige, che alcune proposizioni man– zoniane, da me date come prova dell'ortodossia del Nostro, si trovano anche in Giansenisti confessi o convinti. Un solo mio contributo vero e di cui il Ruffini non nasconde l'im– portanza, fu quello che annunziai nel Pègaso dell'agosto scorso; aver cioè scoperto, - per mero_caso, a dir vero, - che la Morale cattolica, nella cui prima stesura si troverebbero le pretese tracce giansenistiche, fu ripubblicata e distribuita gratis dalla società più antigiansenistica che ci sia stata in Italia, ossia dall'Amicizia cattolica. Questo mio con– tributo è diventato più prezioso dopo gli odier:ni volumi del Ruffini, in quanto egli ricorda che nel 1825 il Lanteri, fondatore dell'Amicizia cat– tolica, fece in un suo volume la più ampia apologia delle dottrine morali di Sant' Alfonso dei Liguori; quindi all' A1nicizia cattolica avrebbero dovuto diventare sospetti, moralmente e non più soltanto dogmatica– mente, i libri che si fossero attenuti acl una scuola rigorista e quindi antiliguorina, ossia alla scuola a cui il Ruffini assegna il libro manzo– niano. E invece, precisamente nei giorni !1,eltrionfo di Sant' Alfonso, l'Amicizia cattolica dette a quei;,.tolibro l'attestato solenne della propria ripubblicazione gratuita, poiché essa fu fatta daJl' editore romano Pog– gioli nel 1826. Il Ruffini, pur dando, ripeto, a questo mio contributo la debita BibliotecaGino Bianco
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