Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

100 P. Nardi - Palinodia del Crepuscolarismo tivo. E s'accentuerà l'ironia, e gli adolescenti un po' visionari d' al– lora sapranno sempre meno metamorfosarsi in iniziati. Per non pote~ più vedersi a Roma dove tutto _ricorda quel morto precoce, tre degh amici suoi più fedeli, tra i quali l'autore del libro, tramano e attua:i~ una fuga in America. Sbarcano a Nuova York, con in tasca solo dod1c1 dollari, e, poiché vivere bisogna, prese in affitto, con l'aiuto di un am– miratore romano della poesia corazziniana trapiantatosi sulla riva dell'Hudson, poche stanzucce e alquante brande, albergano la notte, a pagamento, un certo numero di operai; e, come la speculazione è avviata e va bene, aprono, in quell~ stanzucce, anche mescita. Una sera però, scoppia, tra i loro ospiti in preda ai fumi del vino, una rissa sanguinosa. Ammoniti dalla Polizia, debbono rinunciare all'im– presa. Si riducono allora all'umile mestiere dei lustrascarp,e, tutti e tre nello ,stesso negozio, dove, tra un cliente e l'altro, trovano modo, vedete un poco !, di cavar dalla cassetta delle spazzole e delle pomate i libri dei loro poeti prediletti. Finché la cosa non termini, almeno pel Martini, con l'intervento di certi amici americani di ,suo padre e l'ospitalità in casa loro e il rimpatrio. ,Senza dubbio, sono queste le pagine più persu3Jsive e vive e imme– diate del volume; le più belle forse, che il Martini abbia scritte fin qui. E per qualche cosa, parlando dell'opera propria in una rivista, e inti– tolando l'articolo « Il mio libro che m'è più caro))' l'autore insiste quasi esclusivamente sull'avventura americana. Si sbarca a New York: sissignori. Un grido di liberazione è, senza dubbio. Che sia anche un prog-ramma ? Io non dico che la nuova semente, destinata a metter radice nell'humus d.ella poesia italiana d'ieri, debba giungere dalla città dei grattacieli, dalla« supermetropoli ))' dove, stando alle ultime ,statistiche, vivono più italiani che a Roma, e s'apre un ne– gozio ogn~ dieci minuti, .e ogni sei viene al mondo un nuovayorchino. Dico che la seconda parte del volume del Martini riesce, volente o no– lente l'autore, a una palinodia del crepuscolarismo, rivelandolo febbre di t~sta e r~liquato. Oh, in vista della città di cui adesso dicevo, quei versi cantati, dal parapetto della nave, al mare e al cielo pieno di stelle da, uno dei tre ragazzi. fuggiaschi da Roma ! ' Serenità, non tu mi riconduci nave di sogno a una perdruta riva ? Versi del Corazzini, ma che potrebbero apparire, per intonazione ora– toria, anche di Gabriele D'Annunzio. E poi quegli altri ancora del Co- razzini, ma non dissimili da molti del P31Scoli: ' Oampane d'oro; e tu le vuoi, si, d'oro, fanciullo, per 11 cuore che ti trema ... ! E li declamava lo stesso ragazzo, salendo sopra una sedia nel momento che gli operai avvinazzati stavano per trascendere a vie di fatto persuaso pensate mo', di salvar~ proprio con quei vEirsi la pace. ' ' PmRo NARDI. BibliotecaGino Bianco

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