Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
98 P. Nardi ventura poetica, il quale era poi un tavolino in un cantuccio del caffè di Madama Sartoris a San Marcello. Sergio leggeva dunque: Ostia pu.ra d'azimo, mietuto nei campi dorati del mio cuore, pronta per la vicina eucaristia; e narra il Martini, « commentava: - Bello questo Ostia pura .... pronta per la vicina eucaristia. Bel verso : Pronta per la vicina eucaristia. Ci si sente la musica di certi versi di Samain: di Samain di Au jardin de l'infante .... - Poi, a Corrado: - B,ene, Corrado .... È poesia questa: poesia nostra, d'oggi - ». Da Madama Sartoris, ci capitava, quelle sere là, anche Giovanni Pa– pini; ma per far gruppo con Adolfo De Bosis e. il matematico Vailati intorno ad altro tavolino, e all'angolo opposto della sala. E chi ha letto in Stroncature la decina di pagine, uscite sei anni dopo, sui gio– vani che scrivono (« per giovani piglio all'ingrosso quelli dai quindici ai venticinque .... »), si domanderà s'egli non si piegasse fin da allora all'orecchio, dell'amico De Bosis: « Tra codesti implumi -e pigoloni della lirica nuova qualcuno arriverà a metter penne e a volare sui nostri cappelli .... Ma per ora son tutti dietro a razzolare tra i minuzzoli che ci cascan di bocca .... ». Io non so quanti anni avesse allora Govoni: so che portava un panciotto alla Péladan. Quanto a Corazzini, citava, avete sentito, Albert Samain, e, per aver ricevuto una lettera da Francis Jammes, cresceva di qualche spanna nell'estimazione de' suoi amici. « - Mo11, cher confrère et doux poète .... Capite? - ». Non aveva · ancora vent'anni, Corazzini, e senza l'etisia che lo portò al sepolcro toccandoli appena,, e che lo faceva essere se stesso malgrado se stesso, si sarebbe deformato interamente nel gioco di quegli specchi, dinanzi ai quali gli altri s'accomodavano il gesto. Anche il Martini ? Anche il Martini: ao raccolto la pioggia nelle mani per bere come al filtro dell'oblio ..., E Viélé-Griffin aveva cantato : J'ai pris de là pluie dans mes mains tendues, - De la pluie chaude comme des larmes - Je l'ai bue comme un philtre .... Dicevo : codesta poesia vien fatto di vederla ormai laggiù laggiù in una lontananza di favola, come un'isola estrania in un'at~osfera' di miraggio. Esangui giovinetti vi si dovevano credere trasumanati davvero fra le braccia d'invisibili Sirene. E sol uno, di loro che rompesse di tempo in tempo, l'incanto : ' ' Perché tu mi dici : poeta ? Io non sono un poeta Io non so, mio Dio, che morire. Biblioteca Gino Bianco
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