Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

96 JJ. Gnerri - Pio Rajna maestro Esaltava la ricerca, e insegna.va che « in quanto ricercata, ogni verità ha, .quasi dil'ei, la m edesima, im poi'tanza. Nel dominio, a~l'incon– tro della conoscenza assodata, ciascuna cosa va ad occupare 11 posto eh; rea1mente le si competei; le proporzioni rispettive si manifestano e fanno valere i loro diritti >i. Quindi è ch'egli amava tanto parlare della propria attività di ricercatore con le imma,gin:i del laboratorio, dei for– nelli, dei crogioli, delle stort.e; o dell'officina; o del « pover manuale ii. Profossava: « non istiamo a perderci troppo in teorie. Le idee gene– rali che propriamente meritano di esser fissate, ci si offriranno a guisa di sintesri-, molto più chiare e distinte, quando a,vremo soddisfatto al nostro compito ii dell'analisi. Parole giuste anche queste, a intenderle bene : ché ammoniscono di guarda,rsi dalle affrettate generalizzazioni, e di badare al sodo. Ammonizione che riuscirà tanto più proficua, quanto più si vede ribadita da uomini che non possono essere sospetti di nutrire sdegno pe1· le idee. Questa ferma vigilanza contro ogni errore di fatto e di giudizio, gli suggeriva talvolta espressioni molto colorite. Cito. dalla Genesi della ' Divina Cornmed·ia ', che tra gli scritti minori resta uno dei più im– portanti: « Grazie a Dio, non sono ancora avvezzo a mettere il ba– vaglio ai fatti, perché non abbian modo di levare la voce contro le con– cezioni del mio cervello >J; e « l'esperienza, mi ha insegnato da gran tempo che il vero si prende non di rado gusto di andarsene a stare ben lon– tano dal verosimile ii. E tuttavia non presumeva, e a chi voleva più bene insegnava a non presumere, osservando che chi entra in gara, per quanto soverchi il ri– vale, gli deve sempre molto di più di quel che non crede; e che anche– il fanr.iullo, posto sulle spallr dell'adulto, vede senza difficoltà più lon– tano di chi lo porta. Tutta la sua vita, semplice e moilesta, fu un modello di coerenza con lo seienziato e il maestro. Durant(:' la guerra, egli non pronunciò una pa,rola contro la filologia e i filologi tedeschi, mçi,fece una protesta più reale, ché, venuto il momento, si sottomise rigidamente a razione,. dicendo che se si soffriva tanto lassù, si poteva soffrire un poco anche· quaggiù. Continuò .a studiare e a ins-egnare, ma coi vecchi scolari nei quali s'imbattesse il primo discorso non era degli studi, ma del dovere compiuto e dei casi incontrati. E li ridiceva agli amici, come se fossero un poco anche suoi. Io rir.orderò sempre che Ùna, volta che Bonaventura Zumbini, qui di passaggio, venne a trovarmi in uno di questi ospedali, con i saluti d~l maestro, conosceva le mie ferite, come -se gliele avesse· mostrate il chirurgo; Gliele aveva descritte il Rajna. Perché quest'uomo, che non si fece una famiglia e fu tutto preso, dal suo lavoro, era tutt'altro che assente dagli interessi civili ed umani. È morto come prevedeva, e studiava, con consapevolezza scientifica di ritardare : per la rottura d'un vaso sanguigno. Improvvisamente tr~ i suoi libri, dopo avere speso più di sessanta dei suoi ottantatré an~i di.e vita in pro. della scuola italiana e della scienza. DoMEi.'lICO GUEJRRL BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy