Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
Ricordo di Umberto Fracchia 91 La Fiera letteraria, che egli fondò a Milano no·n fu soltanto il nuovo grande settimanale aperto a tutti gli .scrittori italiani; ma divenne presto un'istituzione, un oontro di iniziative affini; l'Italia letteraria che la continua, per lettori e scrittori è quasi una consuetudine neces– saria. E le prime fiere o giornate del libro, i concorsi delle case editrici o dei librai o degli scrittori, i premi grandi e piccoli, tutte si può dire le iniziative di questi anni in que,sto campo nacquero o per l'impulso o sull'esempio di Fracchia. Egli che era restio per sé, si foce procura– tore e propagandista per gli altri. Manoscritti innumerevoli di illustri e di oscuri, .sono passati per le sue mani; non c'è forse in Italia scrittore _oscrittorello che non abbia avuto da lui consiglio o aiuto; e quante migliaia di lettere scritte e quanti viaggi. L'arrivo di Fracchia a Fi– renze, a Milano, a Roma, a Napoli, dappertutto, era ogni volta, per gli scrittori, un invito a ritrovarsi, a ravvivare le amicizie, a fare cono– scenze nuove. Fracchia stava al centro di questa vita, - e non sembrava. Questo era il suo segreto. Fervido e infaticabile nell'opera, utilissimo sempre agli amici e alle imprese degli amici, l'uomo Fracchia conservava tuttavia una cert'aria staccç1,ta, una lontananza, ta.Iora un che di giuoco che sembravano contrastare con l'opera sua. Ad avergli parlato di µna mis– sione, la sua· missione, avrebbe riso. Ma era poi que:llo un contraisto vero? Chi si dedica a una larga vita sociale, se vuol salvarsi, deve pur serbare per sé un corroborante, una difesa. Fracchia adottò una sorta di leggerezza e quel suo sorriso elegante senza ironia. A lui che si faceva promotore di convivenza tra letterati, e ne conosceva si può dire tutti i se,greti e, insieme. ai meriti, anche le ombre e i puntigli e le infinite bizze delle parole, quella specie di leggerezza, quel sorriso non disdicevano. Direi di più : Fracchia sapeva ormai quanto di effimero e magari di pericoloso, per chi non poteva intenderla, portasse con sé la sua opera di amico e compagno degli scrittori. Troppo facilmente gli ultimi arri– vati hanno abboccato all'illusione di una vita letteraria tutta rove- ··sciata fuori, tutta spampanata nelle vetrine, nei concorsi, nei prOOli. Come se la letteratura e l' arte, prima di tutto, non fossero ispira– zione segreta, studio, intimità nella coscienza. Fracchia, specie gli ultimi tempi, se ne crucciava; e qualche suo sdegno, qualche improvvisa ripulsa nacquero forse da questo sentimento. Ma come evitare la volgarità altrui? Frncchia faceva il meglio che si può: senza dirlo, le opponeva l'esempio proprio. Questo amico degli scrittori, questo associatore lette– rario, come sèrittore in proprio, fu il più restio e solitario e ombratile del suo tempo. I romanzi, le novelle, i diari di Fracchia sembrava ehe arrivassero ai lettori, non so, da una campagna, o forse da un quar– tiere anche più segreto e solitario di un suburbio cittadino; certo nes– suno leggendo un racconto di lui p0tev l• mai pensare aUa redazione di un. giornale, o a un caffè letterario. Anche questo contrasto piaceva, come una solitudine, una nobiltà d'altri tempi. Fracchia scrittore sem– brava far suoi certi versetti di Gozzano, inganno la tristezza con qualche bella favola.
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