Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931
Settimanali 89 Io affermavo che « l'uomo pubblico tanto vale quanto vale l'uomo pri– vato, e la sua forza è quel che sono la sua ragione e la sua coscienza affi– late sulla cote della realtà nell'esercizio che quotidianamente egli ne avrà fatto come medico, come ingegnere, come scienziato, come indu– striale, come mercante, come agricoltore, come soldato, come scrittore, e via dicendo». Voi mi obiettate: « Nel Fascismo si milita a proprio com– pleto rischio e pericolo, e i giovani ai quali sorridono i misurati ideali della vita borghese, dovranno tenersi lontani dagli affanni e dalle incer– tezze di questa nostra vicenda fatta di rischio e d'incertezza e unica– mente fondata sulla fede>>. I misurati ideali della vita borghese? Non parlavo ai poltroni. Par– lavo, senza equivoco, a chi ha intelligenza e coscienza. Ora voi che vedete ogni giorno riflessa nei Sindacati e nelle Corporazioni la vita dei cit– tadini più alaeri, potete davvero credere che la quotidiana fatica d'un medico o d'un agrieoltore, d'uno scienziato o d'un industriale, degni della loro professione, abbia, una sola ragione, « i misurati ideali della vita borghese>>? Oggi potrebbe averla meno che mai: perché oggi dopo la prova della gu&ra e i comandameillti del Fruscismo, tutti sentono, volenti o nolenti, che la forza della Nazione è la somma delle forze di tutti i cit– tadini e non solo di quelli che fanno esclusiva professione di politica; e perché l'ansia che adesso agita l'intero mondo, ha ricollocato i più in– sensibili in un 'infocata atmosfera di guerra, e ogni neghittoso appare a tutti un disertore, condannato, per lo meno, alla, fuga- e alla fame. Debbo io dire a voi, esempio di dedizione al proprio dovere e al duro lavoro, che il più ignorato medico condotto il quale salva la vita d'un bambino o il più umile cittadino il quale a furia di braccia e di previdenza moltiplica il frutto del suo campo, fanno della politica più sana e diretta, rafforzano cioè la Nazione meglio che se andassero a concionare o ad applaudire in un comizio ? Ho dovuto dirlo al mio amico Giorgio perché egli ha solo vent'anni. « Politica, guerra e milizia (scrivete) sono oggi tutt'uno>> . ..D'accordo. Soltanto direi: « Politica, guerra, milizia e lavoro sono oggi tutt'uno>>. Non accetterà il Ministro delle Corporazioni l'aggiunta di queste tre sillabe ? Ripeto: io non parlavo agl'inerti, e nemmeno parlavo agli uomini, come si suol dire, d'eecezione. Voi scrivete: « Ci s·ono cento e duecento persone nel Fascismo che sarebbe assurdo pensare dimezzate tra una qualsiasi professione e la loro vita pubblica». Se voi mi concederete che ogni professione esercitata con fede, capacità e abnegazione è già vita pubblica, io sùbito, caro Bottai, vi dichiarerò che anche per questi cento, duecento e, spero, anche più, sono d'accordo con voi. Essi infatti for– mano i quadri della vita politica; e come non ho mai creduto alla po– tenza d'un esercito improvvisato, tutto di «complementi>> e di volontari, così credo alla necessità di questi condottieri politici che, Cavour o Mus– solini Mazzini o Crispi com'andino perché sono degni e preparati al coma~do. E del resto, n'on si può ripetere anche per loro il proverbio, che chi non fu buon soldato non sarà buon capitano? Nella mia Lettera ' . a Gior,qio non facevo che illustrare questo proverbio. UGO 0JETTI.
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