Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

La figlioccia 79 persone possono ripa,rarsi pigiate. Le vesti di l3JI1a, dei poveri han cancellato, sullo scialbo, le sembianze della Regina del Cielo. Di fuori, invece, la maiestà è più bella: murata a matto[li, ha gli angoli 3JllC6ravivi, protetti da due paracarri di ferro arric– ciola.ti . Le due spiovenze del tetto sono coperte di lastre di la-vagina color pece. E adesso che è maggio, torno torno alla iilicchia, h3JI1 messo una ghirlanda di timo e· di fiori di moillte, che non so come si chiamano ma son birunchi, rigati di giallo, più grossi dei gelsomini di [lotte, più odorosi dei fiori d'angelo. Il ra,gazzo aveva trovato la sua barriera in queste ghirlande, e, nella bocca del serpente, sul colore quasi.erba. Ed il lume acceso dentro U[l bicchiere mezzo riempito di vi[l,Oe mezzo d'olio, poggiato sull'impia111tito sopra um.atavoletta di legno, perché il bicchiere no[l tocc:tsse il pavimento che era di fang,o ra.ssodato. Il ragazzo si vergognava di guardare nel volto ,della ,Ma<lom.m.a, né osava levarsi il berretto: si sentiva come colpevole e [lOn ,sapeva di che. - La :figlioccia nolJlera molto bella né molto giovrune. Ed il ragazzo ebbe un senso d'i runtipatia, subito al vederla. Sforzò la bocca, come si dice, a boccaccia-; come se·provasse disgusto, al vederla [lel mezzo della stanza seduta per terra,, sul tavolato logoro di legno tutto nodi, e sudicio di unto a- toppe presso i gambi di UIJl tavolino bi– slungo, a fianco della stwnza. Il ragazzo, al vedere quelle macchie per terra pensò al C3Jllee agli ossi. Il tavolino era da una parte vicino al muro; ma tra il muro ed il tavolino c'era una pamca lunga quamto il tavolino, e con U[la spalliera pure di legno, liscia, e resa lucida dalle spalle di quelli che ci sedevano a de•sirn:aree a, cena. Sopra,, in alto, fermati da un chiodo nel muro c'erano un crocifisso, una madonna, le candele di Pasqua, e l'ulivo. E, penzoloni dal trave, tenuto sospeso da un cordino, dondolava mosso dalla brezza un ma-zzo di felce, intorno a cui facevano baldoria le prime poche mosche già nate dal fer– mento ,del concime, che doveva essere accumulato non troppo lon– t3Jllo da quella stanza, e che dava più puzzo di stallino di pec,o:ra– che odor di vivande. Quel puzzo inquinava 1'-0dore ,del mrungiare che cuoceva in una teglia di rame sul treppiedi, da una parte del focolare. Anche sotto il treppiedi di ferro, ardevano delle stiampette, e lì presso, appeso alla catena, c'era un paiolone a bollire, sopra una fiamma che lo abbracciava tutto. Il raigazzo, vinto il primo disagio, dopo aver guardato intorno alla sta111za,si affacciò alla :finestra; ma la vista, da quella parte, era ben poca cosa, perché ,da-va sul fi3Jllco del monte, e di lì .si BibliotecaGino Bianco

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