Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
Claudia 593 stre, e tenerla linda e lucente), i malati del paese, la chiesa. Le pa– reva di saper pregare ancora; e pregava con fervore ed abbamdono, per la pura gioia di pregare, senza chiedere nulla. Perfino le si schiariva,no dentro di tamto irn tanto certe serenità profonde da poter ripensare senza turbamento, quasi senza tristezza, le 0ose noll1 buoll1edel suo ieri. Diceva (ma come se parlasse d'un'altra persooa, molto vicina, molto cara, non tanto però da confondersi con lei), di– ceva: - Quella povera Claudia!. .. Le haJnno portato via tutto. Le hanno lasciato quel che non potevamo portarle via.; .. Ohe vuoi farci, Claudia .... - Diceva : - Lui ? È poi ta111to sicuro che tu gli volessi bene, Claudia? ... - Le pareva di poter risuscitare nella mente, senz'ombira, di raJn,oore, le tre persone che le avevano fatto tanto male. Male? Quale male se noll1si scopriva il minimo dolore? Ma poi soggiungeva, senza apparente neoessità: - Ho perdonato. Di– menticato tutto. Basta! E tomava frettolosamente a inginocchiarsi dinanzi alle sue aiuole; risaliva di corsa a prendere due manciate di grano da 13/Il– ciare sulla folla delle sue gallillle. Anche si provava a riaprire qual– CUll10 dei suoi libri prediletti; ma pooo ci durava. Gliene .veniva, se erruno cose tristi, una tristezza troppo immediata, troppo. sua. Le c,ose d'amore rnon le davano p~acere né svago, e saltava pagillle e pagillle, infastidita di quelle che le sembravano frivolezze, grosso– lanità, immagini misere e faJse di cose boo altrimenti gra111di,belle, brutte, terribili. Ma poi eooo che quel movimento di fastidio diven– tava il fastidio pauroso ,di qua/Ildo ci prende il capogiro. E cercava un altro Ìibro, ,qualcuno di quei bei libri solidi e sereni che le aveva/Ilo dato, in altri tempi, la sensazione di cammilllare in una perfetta pienezza e lealtà di vita. Leggeva, leggeva, aocorgoodosi ad un tratto che la mente da un pezzo non seguiva più. Spesso le capitava d'illlter– rompersi a mezzo ull1apagina dicendo: - Non importa .... - Op– pure: - Ohi l'avrebbe d'etto? ... - Oppure: - ,MegHocosì!. .. Si, urna volta si sorprese a dire : - Meglio così. - E ll1-0n sapeva rendersene ragioll1e; ma poi riuscì a ri31Il!Ilodarequel« meglio cosi» con tutto un pensiero rimasto ill1 ombra, che si lasciò tirare su. Me– glio così : meglio che quei due, quella sorella ed il suo uomo., non si siamo più fatti vivi. Neppure Ull1a cartolina le avevano maJndata: come se loro fossero i creditori, gli offesi. ... Uill'enormità, vero? Ma meglio così. Ull1'altra v-0lta si sorprese (le accadeva non di rado di riscuotersi ll1ell'atto di fare una cosa avviata inconsapevolmente) si sorprese mentre stava chiudendo il 0operchfo d'un gran resto pieno delle sue pesche più belle. Ci aveva messo amche qualche fronda di alloro per colmare i vuoti e ne riusciva una· fragranza meravigliosa. Per chi dlllllque quel cesto? ... E la sua povera anima dolce rispose: - Ma per i tuoi nipotini, Claudia. Per i figli di Jacopo .... - Vill1se 38. - Pèuaso. BibliotecaGino Bianco
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