Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

592 F. Chiesa Il vecchio De Prato, duramte gli ultimi anni della sua vita, era stato preso dalla. passioille della frutticoltura ed aveva fatto pian– tare quanto di meglio offrivano i cataloghi. E ne era venutai su quella foresta. La gente di casa discendeva a raccogliere Uilla ce– stata di frutti, lasciMJ.do il resto a marcire in terra. Così l',orto : era norma cost3Jllte che ogni primavera, si vangasse e seminasse senza lasciare inoccupato Ull1 palmo di terreno; ma poi la maggior parte di quegli erbaggi finiva lì senz'essere colta. 01audia diventò la paziente iindefessa coltivatrice di quell'ultimo lembo di terra rima,sto attaccato alla sterile casa. L'aiutava nei lavori più gr,ossi un vecchio contadino che viveva solitario in Uilla casuccia lì presso, essendogli morti tutti i suoi: sordo come una rupe, taciturno e selvatico; un po' tocoo 1nel cervello, riteneva la gente sempre disposta a giudicar male la miseria che tace e s'ap– parta. Vwngava, falciava, tagliava i raimi morti, portava in città le cose da vendere. Capiva dai cenrni di Claudia. quel che era necessario capire. Qualche volta, ,dimenticando che neppur l'ombra d'un suòlllo ootrava per quelle oreochie irsute, Claudia gli faceva discorsi c.Ollla bocca. Egli stava a guardare attento attento, -con due occhi in cui lucç,icava l'um3Jllità elementare d'Uill can barbone; e, se errun cose facili, di genere pratico, spesso indovinava. Ma un giorno Clfl,udia gli disse: - Paolo, a voi è la morte che ha portato via tutto, moglie, figli. A me s0010i vivi che hanno portato via tutto quello che avevo .... - Stavano trapiantamdo llllla schiera di sedani, e Claudia s'era r3iddrizzata Uiil minuto : lllon t3Jllto la fa– tica, quanto quel :fi.ottod'amarezza che di t3Jllto in tanto le dava su. - Tutto m'hanlllo portato via-.... - No, - rispose il vecchio; - il sedano vuole umido e caldo e qui, vedrà, farà buo!lla riuscita1. VII. Claudia sorrise e per quel giorno non sentì più il mi!llimo male. E la tregua durava magari una settim3Jlla intiera, un mese. Respi– rava facile ed uguale; dormiva tutte d'un fiato le sue 1notti; si -risve– gHava contenta di cominciare un altro giormo. Si pettilllava allo speochio, senza più ,quello stran,o timore di ritrovarsi alla presenza di se stessa. Anzi, qua1che volta fermava con una specie di attOlllito compiacimento gli occhi rnella sua immagine, U!ll po' diversa da quella che aveva in mente, più affilata, imbrunita dal sole, a!Ilcora bella e giovane ma alla guisa di certe giornate d'autUJI1no, che sem– braITTo un'a-ccor~,ta larva della primavera. Viveva per lunghi periodi tutta occupata d'aJle oose del suo pre– sente, l'orto, la casa (che s'era messa a riamare, e ria-prirne le fine- BibliotecaGino Bianco I I I

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