Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

F. Chiesa grossi singhiozzi le scoppiarono dal petto. Ja,copo lasciò che si sfogasse ; e intanto le carezzava le ginocchia : - Ohe vuoi farcì, povera Olaudiia, che vuoi farci? ... E le disse: - Vogliamoci bene noi. Stringiamoci insieme. An- ch'io ho tanti guai.. .. Tanti guai : fra alcuni giomi, la rovina certa; tutti sul lastrico, lui, i figliuoli.. .. A meno che .... E Claudia, 11100 che udisse quelle parole; ma perché era troppo .stanca, troppo ebbra, troppo estranea a tutte le cose di ,questo mondo, scrisse la sua firma sotto la diohiarazione ch'egli aveva già pronta in tasca e consentì a Jacopo d'inscrivere u111'ipoteca sul podere di Fontana,bella. V. Accadde quel che doveva accadere: d'opo alcu111imesi Fontana– bella 1110m er,a più proprietà cli Claudia. Jacopo scrisse alla sorella una lunga lettera piena di spiegazioni, di scuse, di proteste d'affetto, di fede e di speranza. Claudtia non gli rispose. Gli fece dire che quel ch'era stato era stato, ma che d'una cosa lo supplicava : aJ.tre letter e 1110 , visite no. Le facesse almeino la grazia di lasciarla in pace; tam.to , non c'era più 111uUa da portar via. Congedò le due per– •Sone di serv izio e si restrinse in un angolo di quel casone 1110n più sostenuto ormai che dall':im.erzia delle sue muraglie. Podere e casa erano state, fino allora, due cose edl una vita sola : come radici e pia111ta, ·acqua e fontana. Dal podere veiniva il grano, il vino, la legna ed il denaro occorrente per il resto. Ora più nulla. Esaurite le ultime scorte, Claudia .si trovò dinanzi alla squallida miseria che si faoeva spazio ogni giorno più nella morta casa degli ·avi. Casa piena ancora di oose: quelle camere, quei cas– settoni, quegli armadi. Ma non potev,a già venire in mente a Clau– dia di vendere UIIl ·po' di quelle lenzuola, di quell'argenteria. Aff:it– tare? Non era luogo di villeggianti quel borgo a mezza collina. Lavorare: nessU111 altro mezzo. Né le sarebbe dispiaciuto, attiva com'era ed industriosa, con due mani che parevano fatte per co– maindare alle cose grandi ed eseguire le cose piooole. Mani che urna volta lui (lui, inutile ogni altro 111ome) aveva detto, tenendole nelle sue tanto più morbide e più bianche: le mani dii Santa iMMta .... Quelle mani erruno lì, pronte più che mai, impazieinti di fare : ma che cosa ? Quale il lavoro che rendesse u111 po' di pane e fosse con - cma-bile con ladignità di casa De Prato? Casa dei [Il,ObiliDe Prato, quel palazzone maestoso accampato in mezzo alla turba modesta, delle altre case. Impossibile che una De P.rato uscisse da quella specie di reggia a ceroare nelle casucce circostanti se c'erano cose da fare a maglia, orli da cucire. Si sarebbe prestata, e voleintieri, a Biblioteca Gino Bianco I

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