Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
578 G. .A.l~erti basta nomi!Jlare le oose più oomuni perché 1,a fa.miliare apparenza sprigioni e propaghi g1liechi della loro più segreta essenza. Fra i tanti esempi si può ricordare oome spooialmente p,roba.nte il vallore che assumono, all'ultimo di quei dieci ver.si iJn memoria di certa casetta ,suburbana abitata nell'infanzia, quell a « nappe frugale>> e quei « riàeaux de serge)) che cattivano dispoticlli!Ilente i nostri sensi ma in modo tutto affettuoso, senza che cioè a Ullltempo venga li– mitato l'aibbam.dolllo alla dolcezza dello spazio serale iilltorno, nell vasto lume dell'ultimo ,sole « ruissela,nt et s1.tperbe )). Il valore pla– stico e pittorioo f.a tutt'Ulllo qui oon quello psioologioo e sentimentale. Così, creature, cose, moti dell'alilimo, Baudelaire ha un certo modo di farli sensibili alla nostra coscienza che cmi suggerisce sem– pre l'analogia di una « entrata in scena)). Tutto il poema delJle Fleurs d·u Mal, del resto, mi piace di OOIIlsiderarlo come una specie di balletto fantastico e drammatico: sorta di Walpurgisnacht, di Sabba classico-r,omantfoo, dove le entità più astratte, i fremiti dello spirito, i desideri del cuore e della carne, tutto prende forme e aic– centi sensibili, - « véritable arabesque de sons ,d,essinés pwr la p·as·– sion >>,- per adoperare parole di Baudelaire stesso. Mondo non retto da altra gerarchia fuor che quella i1I1erootealla visione estatica del poeta; « oommedia dell'anima>> tutta .soffusa di U1I1 quietiSIIllo tra– gioo e stupefatto, ridotta a puro spettacolo interiore. Nel breve qua– dro di questo intimo boccascena basta un verso, U1I1 emistichio tal– volta, per suscitare lo spettro oorporeo dell'oggetto idolatrato, o approfondire ill!sospetbate prospettive raidiose e son ore. Si rammenti come << piove lllell'alta fantasia)) il fiammeggiam.te am.gelo della Ca– rità di Un rebelle, o vi ,spazia a gram. briaJCClia te lastiche il bon nageur di Elévation. Se si pensi che per temrperrumenti oome quel11o di Baudelaire il termine di « volluttà )) oomporta sempre· il più oom.– plesso -dei sig1I1ificati,- così che a sentirlo parlare di « s·aintes vo– luptés)) (iJn Bénédiotion) lllon p,ossiaiillo impedirci di aooo.starle per lllatu ra a q uelle di Toute entière (O métamorphose mystique . De toiis m.es sens fondm,s en un!), - si può addirittura prendere come simb olo d ella più -attiva e plastica delle sue muse, « sirène . Faite de chair et de velc?urs >>, quella im,vocata ·all'ul!timo verso dellla Prière d,un payen: Volupté, fantòrne élastique ! Perché proprio è uin «arrow of delight )), per dirla oon Blake, Ulll piaoere energetico che ci oolpisce al centro dell'essere, -quello che Baudeilaire ci scocca addentro ool .suo ver,so : ed è la sua esperiooza poetica allo stato puro. «Rien n'égale la joie de l'homme qui boit si ce n,est la joie dJu vin d,étre b10>. Questa notazione dei Par• artificiels può ·brevemente illuminarci sulla natura del necessario rapporto di .scambio tra Baudelaire e l'essenza della « matière gra- BibliotecaGino Bianco
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