Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
566 N. Rodolioo L'esperienza del passato e la preoccup!l,ziooe dell'avvenire facevano vedere giusto. . I passi fatti dall'Inviato .sardo a Napoli furono :e~amente J?ass1 perduti. Napoli, orama.i, era nell'orbita della politica austriaca. Tutto andò a mo1I1te;ma amdò amche a monte 1a Lega voluta dal- 1' Austria, e restò sempre più vivo lo spirito antiaustriaco, quello per cui un ambasciatore framcese nel 1831 scriveva : « La hame des Autrichiens est .une sorte d'opÌ!Ilion nationale oo Piémolilt )). Il Vallesa, 1I1elgennaio del 1817, scriveva al Conte di Brusasco che era successo al De Maistre 1I1ellaLegazione di Pietroburgo: « Noi non possiamo riguardare che come un prematuro movimento prodotto dal legittimo desiderio di rnazionale indipendenza,, il favore manifestato dagli Italiallli a nostro riguar9-o .... per tornare in quell'essere di nazione che perdettero)); ma subito dopo aggiu1I1ge (quasi restringendo i limiti di quel programma massimo U1I1itario): « tutta la Lombardia non sospira che la fortuna di poter formare un corpo di NaziOIIle; e la sua· riunione ai nostri Stati può soddi– sfarla)). Non è così esplicitò come il De ,Maistre a considerare la questione sotto l'aspetto nazionaÌe e politico, ma, in fondo, sotto la gr&,vità d'iplomatica, traspare la coscienza naziolilale che aggiunge gli a,rgomenti seguenti, oltre quelli strettamente politici : « Il solo mezzo per estinguere le rivalità tra Framcia e Austria sarebbe quello di costituire nel settootrione della pooisola italiama uno Stato ab– bastanza forte per la difesa delle Alpi e per chiudere le porte d'Ita– lia a qualunque straniel'o. I limiti di questo Stato sono tracciati dalla Natura e sono le Alpi e gli Appennini, drco1I1druntiil bacino del Po; quella valle è si a.mena che ha prmcipio alle falde del Molil– cenisio e si estende :fino ai molilti della Carni ola. La lingua di vide il Tirolo italiano dal Tirolo tedesco, gli· Stati veneti dagli Stati illirici. ... tutta la parte settentriolilale d'Italia trovasi .allo stesso grado di civiltà e vi si riscontra oomunanza d'opiniOIIli e d'inte– ressi)). Fu questa del 1817 una delle ultime note politiche dettate dal Valles,a, e torna a grande onore dell'Uomo di Stato. Il vecchio Piemo1I1tedunque, impers01I1ato 1I1el suo Re, no1I1era, dopo il 1815, cosi ottusamente reazio1I1ario, nella sua politica estera almeno, come è luogo comune descrivere. Il Re, il Vallesa, ed alcuni tra i più valenti diplomatici, nel volere prendere u1I1a iniziativa di un'azio1t1e italiana della politica· piemontese non erano poi molto . ' lorntan1 da quel sentimento e da quella convinzio1I1eespressi nel 1816 da un giovane : dovere essere il Piemonte il cardi1t1edella salvezza d'Italia. Tale corrente d'idee che uomini di governo e di rei;iponsabilità P?litiche, come il Vallesa, avrebbero inalveata ed arginata, andò dispersa quamdo al governo successero, per le dimissiolili del Val– lesa, rigidi c01I1servatori di freddo animo e di angui;::te idee. A co- BibliotecaGino Bianco
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