Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

La prima ginvinezza di Carlo Alberto 563 en me rappelant les d 'ifférem.ts morceaux de Tacite que je relisais à Rome après av,oir vu tous ces édifices superbes, que de souvenir brillimt l'on se rappelle, mais aussi quelle tristesse n'ispirent point ces ruines, on il'lepeut se latsser de répéter: O Itali,a, perché sei tu così bella e non più forte!>>. Né le rievocazioni della gloria antica ililfiammamo solo la fatllta– sia di quel giovane, ma, io fanno riflettere sulla responsabilità di Governi nella fortuil'la dei popoli. Nell'aprile del 1817 quando il Principe si recò la prima volta a Roma così scriveva a ,Michele di Cavour: « Je suis dans cette 3.lllcienne capitale, où des gratlldes ré– flexions s'offrent à l'observateur qui en voyamt les merveilles des anciens Romains et réfléchissatllt à l'histoire d'ltalie jusqu'à nos jours ne peut voir, sans etre vivement frappé, combien un gouver– lllement bon ou mauvais influe sur les peuples >>. Al culto della r•omalllità .si accompagnava l'amore alla lettera– tura italiana; da Firenze duralllte gli a1I1ni dell'esilio mandava quale migliore dono ad amico caro U1I1a raccolta dei classici ita- liani. · DuraJ11tela breve fortuiila del Nota presso il Principe, a Racoo– nigi, lo studio della letteratura italiana· fu occupazione prediletta. Credo però sia esagerato il valore attribuito all'azione d'el Nota, ritenuta « decisiva sulla direzione dello spirito di Carlo Alberto>>. Le malllifestazioni d'italianità del Pr:imcipe sono anteriori alla a;io– mina del Nota a suo segretario. Il Nota procurò al Principe conoscenze, simpatie ed adulazioni del Monti, del Giordani, d'el Cicognara e di ·altri letterati. ,S,ono lllote le espressioni ooo cui il Giordani e il Monti scrivevamo del Priil'lcipe. Scriveva il Giordani : « Questo giovane Principe è guar– dato e adorato come un Messia da, tutto il Piemoiilte; egli è premu– rosissimo che tutta, la bra,va gente d'Italia sappia che egli è pieno delle più belle intenzioni e dei maggiori desideri che mai germo– gliassero (così rn,oninaridiscano) in l'.uore di Principe)). E Vincenzo Monti diceva: « Beati voi, giovani piemontesi, che vedrete la re– denzione d'Italia. Voi avete il Priil'lcipe di Oarignano. Questi è un sole che s'è levato nel nostro orizzonte. Adoratelo, miei cari, ado– ratelo>>. ' Quell'aureola di lodi, se proprio non diede al Principe la verti– gine dellà vanità, 111e aocese la fatlltasfa com fantasmi di gloria, che più am ara gli resero la realtà, nel '21, quando né egli trovò in sé, e tam.to meno gli altri videro in lui, il miracolo del Messia. L'assetto politico dell'Italia per il trattato di Vienna aveva im– postato subito un problema italiamo nella politica del Piemonte di fronte all'Austria prepoodera,nte. , Luigi Provama nel 1816 scriveva: « Io credo e spero e sono certo BibliotecaGino Bianco

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