Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

La prima giovinezzci di Carlo Alberto 561 rimasti :ÌJil Piemonte durante il dominio straniero, furono come il lievito della coscienza nuova, giova sofformarsi alquanto sulla 1oro formazione intellettuale e patriottica. Eredità dell'Alfieri è stato con felice espressione chiamato quel ·patrimonio di pensiero ita– liano di cui si arricchisce il Piemonte da,i tempi della Restaura– zione a quelli del Gioberti. Eredità sì, ma eredità pervenuta a g,ente che seppe trasformare il patrimonio m nuova e maggiore ric– chez~a. L'Alfieri è quasi il nume tutelar,e di un gruppo di giovani che si raccolgono nell' « Accademia dei Oonoordi )), e vogliono in tempi di servitù str31Iliera conserva,rsi rigidamente italiani nel sentimento e nella educazione 1etteraria. Gua,r,dano Firenze e l'amano come la terra italiana che fu asilo di Vittorio Alfieri. Ancor prima che nel 1807 il carme dei Sepolcri esaltasse e poeticamente co!Ilgiwngesse le glorie di Firenze e la gloria dell'Alfieri, quei giovami intimamente sentivano ciò a cui il Foscolo diede v,oce di pùesia. Gli anni 1809-12 furono tra i più <llifficilie dolorosi per quei pa– triotti. Sembrava che ormai la potenza napoleonica avesse inelutta– bilmente segnato i destini di U!Il Piemonte francese; gesto i!Ilutile ed inopportu!Il•o appariva resistere alle lusinghe di onori e di uffici offerti dal Governo francese. Quasi tutti cedevano a quelle lusinghe; solo alcuni s'irrigidiva!Ilo !Ilelloro puro patriottismo. Il valore si!Ilgo– lare di quella rigidezza, il cupo do1ore che li tormentava, risaltano al confro!Ilto della spensieratezza dei giovani loro amici d~lla nobiltà piemo!Iltese che eramo invece lieti di uffici e di favori imperiali: « Tutto mi sorrideva e delo e terra, - scriveva il Balbo, - quando nel 1812 ebbi nuovi uffici, né mi faceva ombra il pensare che questo era pure il prender parte a una !Iluova usurpazione del grande con– quistatore della patria !Ilostra )). Ohi purificò spiritualmente quei giovani, chi li rioondusse alla Patria !Il0!Il fu la Restaurazione, né tanto meno l'interesse, che per la rovina di Napoleone spingeva verso i nuovi Governi ; fu la voce di vecchi e di giovani Piemontesi che rigidamente avevamo conser– vato pura l'eredità di secoli di fierezza e ,di indipendenza. Così sulla tradizi001e del nobile Piemo!Ilte, rappresentata da vecchi soldati dei Savoia, che nO!Ilvollero essere soldati di Napoleone, :fiorisce l'amore alla grande patria italiana, passiooe di giovani come il Provana ed il Ool1egn@amici di Qarlo Albert•o. Dopo il 1815 la piccola cerchia di amici si aUarga : il nemico straniero non è più l'impero !Ilapoleo!Ilico,ma l'austriaco; il nemico più forte essi 1o avverto!Ilo, non è 1o straniero ma il pregiudizio del regionalismo di un Piemonte di nazionalità •piemontese. Nel 18Hi Luigi Provana, ufficiale dell'esercito piemontese, dedicava i suoi canti militari ,ai compagmi d'arme e scriveva : «PIEMONTESI= ITA· LIANI)), e nell'epigrafe tutta diceva la sua aspirazione con il motto : 3G. - Pègaso. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy