Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
fifif\ N. Rodolico Giacinto di Collegno aveva appena venti anni, quaindo, tenoote di a-rtio·lieria dell'esercito napoleonico, aveva meritato la legione d'onor: e la promozione per merito sul campo di battaglia a Lipsia. Tornato nel 1814 in patria ed entrato ,nell'esercito sabaudo si era semnalato 1I1ellabreve campagna di Savoia, riguadagmamdo il grado o . t .perduto per la retrocessiollle subìta dal governo .p1emon ese re- staurato. Quel giovame valoroso, intelligente, Carlo Alberto volle a suo scudiero. Impersonava il Oollegmo quella 1I1obiltàmilitare piemon– tese, a cui Na,poleone aveva schiusa una nuova via di gloria pur continuandollle la tradizione militare, ed a cui la Restaurazione aveva restituito la patria. Quel trapasso che fu amebe spirituale, da s•oldiato di Napoleone a soldato d'Italia (situazione che fu, sia, pure fugacemente, di Oa,rlo Alberto) bene impersona il Collegno nella storia del nostro Risorgimento. Parrebbe fosse l'esempio ,questo più significativo della collltinua– zione ideale, o almeno una prova d'intime collegrunze tra il Riso,r– gimento italiano e l'Età na,poleonica. In verità non si tratta di una continuaziOIIle ideale, ma di una reazione, di Ullla crisi di co– scienza di giovani come il Collegno, che sino al 1813 avevano sen– tito di avere per Patria la Framcia, e che dopo il 1814 ritrovava1I10 la loro vera Patria l'Italia, e pativano per essa. Quella crisi di coscienza lllOIIl sarebbe stata, ,possibile senza gli stimoli e le oondi– zioni determinate dalla situazione spirituale, in cui il Piemmte venne a trovarsi con la Restaurazione del 1814. Il -crollo dell'Impero napoleO!Iliooaveva lasciato un vuoto nella coscienza e nella fantasia di tutti quamti in Piemonte, e altrove, ave– vano imaginato prima incrollabile quell'Impero. Il vuoto, presto, ed agevolmente colmarolllo tutti in Piemonte, tornando ,sudditi del legittimo sovramo e riproodendo la tradiziOIIle del vecchio Piemonte sabaudo. Nell'esultalllza di un popolo co111tooto di potere :finalmente tor– nare di nazionalità piemontese, un disagio amgustiò gli spiriti della gioventù: da U111 lato era1no quelli che vissuti in Fram.cill,mal si adat– tavano a vive~ entro l'amgusto orizZ01I1te del vecchio Piemonte re– staurato; dall'altro erano alcuni gfovani che vissuti in Piemonte ' ' ' durante la soggezione stramiera, avevano formato la loro coscienza inaziooale d?Italiani, e che si vedevano confusi e smarriti in quella esultanza generale. Il disagio in cui quei d'ue gruppi vennero a tro– varsi fu vinto per l'azione che esercitarono gli U111i sugli altri rin– novando il vecchio Piemonte, ed avviamdolo alla sua mis~ione d'Italianità. Tra quei giovami furono i primi amici con cui Carlo Alberto parlò dell'Italia. Ad intendere bene la funziOIIle esercitll,ta da quei giovani, che BibliotecaGino Bianco
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