Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
Ritratto inedito del Fogazzaro 545 sorridendo. Basta, la mutua conoscenza è fatta. La, Mellien mosti·a ven– tisette o ventott'anni, non è né grande né piccola, né bella né brutta. La su~ fisionomia ha uno spiccato carattere di dolcezza, il suo contegno è disinvolto con un'ombra di timid8zza. Vestiva di nero piuttosto elegante– mente e portav11 una toque con penne marron. Ha l'aria delicata. Mi disse infatti d'essere stata malata di bronchite. Da Verona si recava, per salute, alla Riviera di Levante. Entrammo in città a piedi, vedemmo il Corso, la Piazza, il monu– mento a V. E., la contrada Porti, il teatro Olimpico, il Museo, guar– dando, e conversando di letteratura e di musica, perché la signorina ama appassionatamente la musica e suona. Seppi un po' per volta che nacque a Danzica di padre tedesco e di madre polacca, che vive a Berlino con la madre e un fratello, essendo otfana di padre; che fece lunghissimi sog– giorni in Italia con i suoi ; che passò mesi deliziosi a Taormina in Sicilia ; che seguì corsi di letteratura all'Università di Roma. Quest'anno venne sola perché sua madre non si sentì in grado di rinunciare per lungo tempo alle sue abitudini. Dalla Riviera passerà in novembre a Firenze e vi svernerà, pessimo consiglio del medico di Levico, come fu pessimo con– siglio del medico di Berlino mandarla a Levico a mezzo settembre. Am– mirò moltissimo il Palazzo della Ragione e la contrada Porti. Rinuncio a descrivervi la sua merav~glia quando suonai alla porticina del teatro Olimpico senza dirle cosa si andava a vedere. Mi parve quasi leggere della diffidenza nel suo viso . .Sapete voi quell'ingresso com'è. [È infatti una piccola porta in fondo a una specie di nicchia, aspetto un po' equivoco, e mette in un lungo buio corridoio]. Io non le dicevo niente e quando si entrò nella prima sala [l'Odeon, dove gli accademici Olimpici tenevano una volta le conferenze, a una delle quali assistette in incognito anche Goethe], la signorina fece oh! non so se supponendo che quella fosse la mèta e che convenisse ammirare, o provando un certo sollievo di trovarsi al largo. Quando, sempre tacendo, la feci passare nel teatro, figuratevi la sua, stupefazione. Dal Museo andammo a Monte Berico in carrozza e di là pure in carrozza a San Bastian [la villa Valmarana, celebre, come tutti sanno, per gli affreschi del Tiepolo]. Nello ed Ester erano sotto le armi e Gusmin in riserva [tre domestici, questi?]. Avevo fatto preparare un sontuoso rinfresco di mezzo bicchierino di Marsala e di un quarto di pandolo [un dolce vicentino che costava due centesimi, allora, e di cui si va perdendo l'uso e forse anche il ricordo] per uno. Le feci leggere Die Gegenwart e le mostrai il ritratto tedesco che, con intima mia gioia, non trovò somigliante. (Buon Dio, penso adesso che potrebbe avermi tro– vato peggio di quello !) . Al buon momento Gusmin mi suggerì una rosa di cui egli ebbe il merito (ci levò anche le spine) e io l'onore. Fraulein M. fu molto ammirata della vostra villa e disse che sarebbe stata molto contenta di occupare una camera come quella della signorina sua com– patriota. (Velo, 10 ottobre 1887). La letitera è diretta a tutti e due i nipoti, ma la, lunga relazione della visita della ,Mellien (per chi non lo sapesse, prima traduttrice di Fedele) è, ripeto, per la sigmorina Felìcita. Nei vruri momenti di questa visita,, il Fogazzaro si contempla con IIl0n so che noncu- :;5. - Pègaro. Bib1otecaG'no Bianco
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