Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
;- 8_tarnpe dell'Ottocento : i bagni di Pancaldi 529 corso, con ~a pipa eterna fra la barba brizzolata. I tuoi occhi inquieti e impetuosi m. terra, avranno trovato la loro pace, rispecchiando le iridescenze di tutti i mari, di tutti gli oce3Jlli. Io .... sono runcora qui.. .. a filosofare sulla terra, cogli occhi chiu~i nella mano vivendo a ritroso dentro il cuore, mentre la vita sfugge. vam.a pretesa, risalendo com fatica alle sue sorgenti per rivivere un attimo, vana fatica, per ritrovare la scintilla di UJI1 sentimento, l'istante di innocenza che precedette una rivelazioille. Se mi potessi vedere rideresti certamente della mia assurdità, e forse guardandoci ci vedremmo am.cora come frunciulli entrambi. E picchiandomi .sopra la spalla un colpo da camerata mi diresti come a Panca1di : « brav,o. filosofia!>>. Si chiudeva la stagione co111 un baUo d'addio, il più bello ed importante. Era ritornata l'estate piena. La 111otte ferma, un poco afosa in terra, si allegg,eriva avvici– illamdosi all'acqua. Il mare che nei giorni passati si era fatto, tanto sentire, pareva lui in ascolto intorno a Pancaldi, producendovi appena uin legge– rissimo frusciare di sete. Il cielo era affollato di stelle che sciilltillav,amo tanto, sporgendo il capo nella ressa, da avvertirne un certo timore sulla pelle. Nelle sale illuminate le dame si muovevamo morbidamente, cam– minandlo o danzrundo, esibendo i Loro corpi dalle spaUe e le braccia ·!Il ude, e che lasciavruno i!Ildo,;jnare le nudità :;:;ottnle ve!'-ti aderenti. Trascinavano CO!Il arte le code lucide intorno ai piedi, come sirene, e il braccio pareva lasciare orme roventi sull',omero dei cavalieri nelle ondulazioni del valtzer, sulla loro marsina od uniforme. Erano bellissime oome !Ilon eram.o state mai, e c'erano tutte. Avevruno gli occhi più gramdi ed accesi, le narici avide dilatate dai pro.fumi, ed U!Il fuoco pareva loro gradatamente accooderne le guancie. Fra un ballo e l'altro, aecompagnate dai cavalieri, passeggia– v81noper lo stabilimento, un po' accaldate per rill1frescarsi, si spin– gevano fino alle r•otonde, sulle terrazze, fi!Ilosulle terrazze dei tetti e sui torri!Ili. 'Guardavooo il mare sereno e calmo sotto la volta di stelle, .si spingevano indugiandosi lungo i viali oscuri delle cabi!Ile quasi per riparare nell'oscurità gli occhi dilatati troppo dalla luce. Nella penombra scm.tillavamo le gemme che adornavano le braccia, le mami, il petto, i capelli. Dalle fi111estreaperte i bagnini colle facce imbambolate erano tutti fissi sugli splendori della festa. , C'era un'afa così carica di profumi in quelle sale, che produceva, fra le luci e i colori, un abbandono d'i tutti; un'ora- intensa, come 34. - Pégaso. ibliotecaGino Bianco
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