Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

528 A. Palazzesclti Lo guardav,o di traverso mentre guardava le ragazze. - filosofia, ti piacciono le ragazze ? Sorrisi interrogativamente e lui rideva di più: - Sei ancora troppo picoolo. Due o tre volte mi chiese se vedevo la signorina Pezza, che cosa faceva e che mi diceva, ma senza insistenza. Un giorno era passata davanti a :noi; lui aveva abbassato lo sguardo, e appena lon– tana si er-a allontanato torvo, a zig-zag, senza un cenno di saluto. Non appena partita la ragazza; che dopo la f~cenda del bi– glietto era stata con me di una dolcezza affascinamte, mi giunse da Firenze una lettera sua di quattro pagine fitte, piena di tenerezze e di ricordi, e che incominciava così : ·«mio picc-olo amico>>. E in pegno di amicizia ci aveva messo ,dentro due sue fotografie: in una era vestita in gala, e in una col grembiule da casa, sopra un terraz– zino dalle rose rampicanti. Mi pregava di S'alutare tutti tutti, cli ricorda,rla a tutti, a1nche alla signora Puccini, la madre dli Vittorio. Non si era dimenticata che di una persona: di lui. Strana com– binazione. Appena giunto a Panca1d'i rundai a cercarlo. - Ecco. - Ohe è? - Guarda. Aprì, bram:colò per la lettera, andò alla firma: « !Marietta Pezza)). Incominciò a leggere tremolallldogli il foglio nella mano e facendo con la bocca certi movimenti.. .. Non solo la filosofia doveva essere una materia indigesta, ma la filologia altresì, e molte altre proba– bilmente. Ci messe un'ora per leggere e rileggere qutil foglio, seinza. distrarre da esso lo sguardo inesperto, e alla fine: - Queste non te le rendo ! -- Disse stringendo al petto le due fotografie, con quel tono di guerriero diisarmato che teneva 00n me. Lo guardai, e non risposi neppure: « povero merlo>> volevamo dire i miei occhi : « se credi che me llle importi qualoosa di codeste carte!>>. In quei momenti mi sentivo un colosso vicino •a lui scaltro e corrotto, e non sapevo llliente. ' - Bravo filosofia! - Disse ridendo il bamboccio sodisfattissimo ' e si tenne contento la lettera e i ritratti. L'anno dlopo 1110n c'era. La sua famiglia non potendone più in casa, 11100 intendendo lui di studiare né di sottostare alla tiramnide di una vita borghese, gli aveva spalancato l'uscio e lui era corso verso quel mare che lo chiamava a braccia aperte, e per cui era nato. But– tando via libri, rioordi, amori di Pruncaldi, la signorina Pezza e «filosofia)). Era sparito né mai lo rividi. « Vittorio Puccini di Liv-0000>>.Scrivo queste parole oome l'in– dirizzo sop,ra una busta, per mandare un saluto all'amico cono– sciuto tardi, alla persona che fu senza saperlo il primo amico. Dove sei? In quest'ora che avanza sarai qualche irsuto lungo BibliotecaGino Bianco

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