Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
;- Stampe dell'Ottocento : i bagni di Pancaldi 527 - No! - E amda'va per rintracciarlo nella faraggine delle onde. - L'ha preso e ce l'ha. Ma sì, ma no .... siccome i compagni erano della mia opiniolile' il lupo adolescente si calmò. Non è questa Uina mamiera molto brillamte d'iniziare la propria carriera amorosa, osserverete certamente, ma che volete farci? Feci il mio primo passo per l'amore degli altri, proprio così, in– c·ominciai facendo il postililo dell'amore, è la pura verità; virtù prima e ÌIIldispensabile per chi scrive dei ricordi, senm .fil che si scrivono dei romanzi. Il giorno dopo udii una voce !Ilota, diretta a me : - filosofia ! filosofia! Vieni qua. Era Vittorio che mi chiamava: - filosofia ! E seguitò a chiamarmi con questo nome, volend:Omicon lui spesso, e ililsegnandomi ai suoi amici. - filosofia, vieni qua. , Giustificando la sua dolcezza verso di me dal cOIIlsid'erar sé un uomo e dal coITTsiderareme un bambino; e meno ancora forse, direi quasi ulila bestiola, una bestiola strana, che si guarda con tenerezza rimanendo fra IIlOialcUIIlché d' incompreso e d' incomprensibile : d'inespresso. Talora mi picchiava, sulla spalla un colpo da came– rata per eleva,rmi fino a lui, e farmi sentire che anch'io ero qualcosa, e IIlelbagno la mattina mi schizzava l'acqua da accecarmi, tentava di ficcarmi sotto; spiccamdo poi la corsa a graindi bracciate di quegli omeri potenti raggiulilgeva la lo1I1ta1I1a boa galleggiante, mira e mèta di pochi, e su quella altalenaindosi ridendo 1I1el sole edl agitando un bra,ccio gridava ancora: - filosofia, vieni qua! «filosofia)) .... Ohe cos'era quel nome che UIIlfainciullo dava a UIIl altro fanciullo ? Una reminisce1I1za di scuola probabilmente. Forse la più indigesta, la ·più assurda ed incompresa di tutte le materie di studio, la più bislacca; IIlella quale non aveva capito nulla né il perché ?... «filosofia .... )). St,avamo spesso insieme, lui appollaiato sul trolilco di una ba– laustra vicino all'ingresso dello stabilimento, e io ÌIIl piedi, noo essendo capace di montarvi; rimam.evamo lì senza parlare, non avevamo che dirci, qualche parola ogni tanto; lui guardava d'al capo ai piedi tutte le ragazze che passavano, e io .sentivo sorgere ÌIIl me senza saperlo, il primo germe di UIIlsentimento sublime: l'amicizia, questo filo d'oro dato agli uomini per legarsi insieme. Sentivo che se fossi caduto i<nmare Vittorio si sarebbe buttato giù per salvarmi, che se m'avesséro assalito si sarebbe fatto aimmaz– za-re co.n me per difendermi, che di qualsiasi male mi fosse capitato egli avrebbe sofferto con me. BibliotecaGino Bianco
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