Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

~~arnpe deW Ottocento: i bagni di Pancaldi, 525 serrato; e poco lontano da essi, due ragazze, su per giù quindicen111i, che sembravano giuoc11re colle ondate i[l quella mezza oscurità solo rischiarata dai lumi i!Ilterni delle sale. Si avvicililavano alla riva mootre un'onda scendeva, e si ritraev3Jllo ridendo e urlando al so– praggiungere della !Iluova, per non bagnarsi le scarpe e non essere bagnate dagli spruzzi dii quel ciac che l'acqua produceva sull'im– piantito nel silenzio lasciato intero ai rumori del mare. Conoscevo le due ragazze, UJna di esse era ospite di un'amica di mia madre ed abitava un quartiere del viale Margherita, ac– canto a me. Mi chiamaro!llo,, e pretendevano di tooermi lì, con loro, associrundomi a quel giuoco che pareva i!Ilteressarle tanto; ma io voltandlomi mi ac0orgevo che il giuoco che le interessava era ben altro, e per il quale facevo comodo lo stesso coillfondendo le carte. I tre giovrunotti le puntàvano, erano lì per esse, e parlavano fitto; e quelle seguitavano a star lì facendo fi!Ilta di non vederli neppure. Era fra i tre il terrore dei ragazzi di Pamcaldi, il terrore e l'ammirazio!Ile: Vittorio, Vittorio Pucci!Ili di Livorno. Era il più forte e violento, per una ragione o per l'altra le aveva date a tutti, e tutti lo temevano e ammiravamo come una celebrità di quel moilldo in erba. . , Avevano messo i panta1'o!Ili lunghi quell'anno e fiiilito allora di giuocar~ ai pirati, ai briganti, agli assassi!Ili, nei meamdri dello sta– bilimento; ma mentre gli altri al contatto di quelle trombe di lana sulle gambe s'erano irrigiditi un poco, raiccolti, lui aveva conservati i!Iltatti i suoi movimenti di ragazzaccio, dilatandosi !Ileivestiti iiluovi che aveva sdelmati dopo pochi giorni. Sentiva ililoonsciamente la giustizia nei propri muscoli, e !Ileabusava talvolta se:rvendlositroppo liberamente di quello specialissimo tribunale. Ma questo gli dava una sicurezza e u!Ila sincerità che noitl avevano gli altri ; ilil grazia di quella forza era incorrotto e ililconsciamente. Non era tanto alto, ma fortissimo, traverso, dal torace e le brac– cia di atleta, la testa rasata e tonda, rotonda la faccia, la pelle quasi negra-, la bocca, piooola ben :modellata e mobilissima, gli occhi azzurro-verdi i!Ilseguibili, in cui parevano riflettersi senza posa tutte le luci del mare. Uomo precocemente, ·e uomo di mare; iilato per l'acqua. Come quello del mariiilaio, il su-0 sguard!o frugava sulla terra quasi volesse prendersi tutto iitl una volta, ma viciino a lui sentivi presto che nulla gli apparteneva veramente, e come quello si placava sull'acqua, trovava la calma dello spirito e del cuore. Mi avviciiilavo sempre di più ai giovanotti per osservarne il traf– fico che m'iiilteressava. Vittorio aveva irn ma!Il-0una lettera. Ve– dendomi vicino egli mi disse con voce grossa, un po' fioca, da lupo di mare amcora imberbe : - Che vuoi te ? BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy