Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

Stampe dell'Ottocento : i bagni di Parwaldi 521 quelli dell'hèliotrope e del paohowli, ho sentito per la prima volta il vago tormooto di Uinaigmota curiosità, quella del fMJ.ciullo verso la vita che lo circonda e illon conosce ancora, e si acuisce mor– bosamente brancolando nelle tenebre attraversate da scintille. L'at– tenzione cade su parole illote, udite sempre, e che mostr3Jil.o per la prima volta nascondere il loro significato insospettato fùno a quel momento; si incominciano a coordinare imagini, approfondirle. Che cosa volevamo dire il marito e l'amante? Queste parole tMJ.to spesso ripetute con mistero e abbassMl.do la voce? Individuai le pers-one e le seguii una volta i!Ildividuate. Erano lì, parlavano insieme, amici tutti e tre, almeno apparentemente. Dei tre il più felice mi sembrò il marito, più al suo posto. Rideva, scherzava, parlava alla moglie co!Il teinerezza e p,roodeva sotto braccio l'amico affettuosamente. I due invece sfuggivano ogni segno di intimità, parevano estranei l'uno all'altra, ind'ifferooti, quasi che Uillabarriera fosse fra loro. Il nodo era lì, lì il sospetto: doveva tratfa,rsi d i una barriera mobile certamente; che oosa succedeva qualll.do quella barri,era Ml.dava giù ? Girai loro attorno tamte volte p er sorprendere il segreto dai loro occhi, aspetta;ndo u!Ila rive– lazione inutilmente. Branc-0lavo nel buio in piena luce, ma qual'era la forza che mi faceva br3Jil.colare? Un giorno chiesi a mia madre : - Che vuol dire essere amante? - Volersi bene. Soltanto? - Sì. - E allora che male e' è ? - Nessuno. - E perché dite sempre male delle signore che hanno un amante? - Perché le signore maritate illon devono voler bene che àl loro marito. Ero già in foilldo alla via iniziata male. Ci voleva una domanda che facesse centro e non sapevo formula-rla. 'Mia madre, forte dellç1,mia ingenuità completa, si sentiva si– cura illel rispo!Ildere, solo evitando d'accumulare stupide menzogne, e d'i dir qualche cosa che servisse a illuminarmi. A!Ilzi, per mostrarmi l'infondatezza della mia curiosità, ed arre– starla insieme, quel giorno incominciò a ridere clamorosamente delle mie domande, e il giorno dopo, a Pancaldi, disse la cosa alle amiche, in faccia a me, che come lei. risero tutte di cuore. Abbassai la testa mortificato sotto quelle risate, ma la mia curiosità segui– tava a cammilllare. C'era una cilena. Che cos'era una cilena? Una signora venuta dal Cile, mi risponderete colla, più gra;nde naturalezza. Ma allora BibliotecaGino Bianco

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