Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

Starnpe dell'Ottocento: i bagni di Pancaldi 519 occupava a seconda, più blandamente. Mentre per le prime la febbre della curiosità em quartana, per le seconde era intermittente. E c'erano poi le altre, alcune cetntinaia, che formavwno-il contorno, le comparse, il coro, il commento raramente bem.ev- olo. E c'era :finalmente un quarto genere, a sé, genere llleutro questo: le calìe; che circolavano senza adesiollle né attaccamento. L'otto– cento fu pieno di questa specie di persollle. Ohe cos'erano le calìe? mi chiederete giustamente. Erano creature disappetenti e disap_!)e– tite, solllnolem.te; che in mezzo alla riechezza poritavaino l'oçchio smorto del mendico, con una bocca che pareva avesse buttato giù l'olio di ricilllo in quel momento, e al centro di ulll'orgia cli profumi parigini pareva che le loro narici accusassero l'odore, chiamiamolo così, di una cosa, illlnominabiJe. Gente siffatta, mi direte, avrebbe fatto bem.ea starsene a casa, macché! erruno sempre in prima fila, ai primi posti, te le t~ovavi tra i piedi dappertutto : immancabili. Attraversando la strada pareva che dovessero andare sempre sotto urna carro:Zza, e lllon ci andava.no mai. Pareva che non aveis8ero mai voglia di mangiare, e con quella bocca repellente mangiavalllo per tre. Avevano ingoiato i fulllghi avvelenati, le ostriche marcie, carne di ga.tto, di cane, di cavallo, e nei migliori restaitrants, bevuto acque infette, e lllOlll avevamo mai avuto un dolore di pancia; im– mancabili e indistruttibili, parPva che la pancia dolesse loro 8em– pre. Gli anelli ciondolavamo dalle loro dita, per cascare, e rimaille– van su, e se avevano un gioiello sul petto ciolild-olavaparendo appun– tato male ; era appUintato benissimo e lllOlll avevamo perduto mai Ulll centesimo di lupillli. Se avevano una veste magnifica la portavano come uno stra<:cio, strasçicandola e spa,ndendola da og,ni parte oorne per darla al prossimo, e la tooevam.oper sé. E lllel secolo nostro, mi direte, di siffatte creature non ce ne sono? Ce ne saramlllo, non ne dubito, ma stanno al loro posto di calìe, negli sgabuzzini della vita o nel retrobottega, non in vetrina come allora. L'ottocento se le era cullate, co~olate, per suo spasso, tirate su ; le aveva messe in valore, gli piacBvwno un mondo intero e le voleva sempre e dappertutto. E con questo, badate, inon intendo dichiarare che quello sia stato il secolo delle calìe, Dio me ne guardi, ma resta il fatto che ce n'erano a bizzeffe, e questo non si può neg.are. La gerarchia degli uomillli a Pancaldi, era una sola, ullla l'a8pi– razione: dar l'assalto cavallerescamente o romainticamente a quelle fortezze più o meno espug,nate. Su quelle rotonde, cosiddette, una per il venticello della mattina, un'altra per trascorrervi le l)re Ml pomeriggio, e sul piazzale da– vanti alle sale del circolo e del caffè, lungo il viale quasi fino all'ingre.sso, le sig,nore a gruppetti o a circ-0li sedevano impettite, conversando compostamente, protendevano il busto affusolato verso BibliotecaGino Bianco

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