Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

5]8 A. Pa,lazzeschi colil due torri bi3Jllche e tozze c 1 1i giravano intoroo oon ali d'angelo degli uccelli bi3Jllchissimi. Più lontano una torre più alta e più scura, dorata dal sole, pareva già, nello spazio. Nel canale parallelo alla ferrovia una vela am.davi1rapida tenendo testa al treno. Il mare era 1I1ell'aria e rispecchiato dal cielo, già rispondeva alla vo– racità del petto. Per tutta la seconda metà <lell'ottocento e :fimoalla fine del '3e– colo, Pancaldi fu durainte l'estate il luogo di tutte le -delizie e di tutte le primizie mondane. Sul vecchio stabilimento balneare, i cui tendaggi cigolavano al vento o manovrati come vele dalle braccia vellose dei bagniJili, era oome U1I1 diadema luccicante. Luccicare di sciabole, di monocoli e di gemme. Non passava 3Jllno che nol[I Yi :fiorissero tre o quattro duelli, e altri vi venivano seminati che .fiorivano poi nelle varie città d'Italia durante l'inverno. I duelli si facevamo segretameinte, all'alba, in parchi o giardini di amici; solamente coloro per le quali gli uomini si sciabolavano n'eraino a cognizione o ne avevano il presentimeinto. La 1I1otiziacircolava a P3Jllcalrli lR mattina, a cose fatte, e un bri– vido di emozione prima, e dopo di curiosità, serpeggiava per lo sta– bilimento all'arrivo dei duellanti che cercavruno di nascondere con disinvoltura un braccio impedito dalla ferita, o mostravano, più raramente, un cerottino sulla faccia o per il collo. Si· levava un mormorio simile a quello del mare, e che si agghiacciava solamente all'apparizione ,dell'eroina. Compariva di solito molto tardi; la sera verso le sei, poco prima èl'el tramonto, quando lo stabilimento era al completo; iincedeva lenta, severa, molto circondata, co1I1un sorriso mantenuto sul labbro a caro prezzo, anche se la spesa reale era pochina, e che doveva nascondere un inferno dentro il cuore, anche se !llOnc'era niente. U111a rosa complicatissima di esecuzione, ma erà il tempo che voleva così. Appena passata si scioglievano le campane. Se si trattava di una donna già famosa, di urna divinità di quell'olimpo, tanto meglio, l'interessameinto saliva al colmo· e se . ' era invece una della pooombra, quel fatto import3Jlltissimo la po- neva in luce direttamente. E ora vi dirò come si componessero le gerarchie femmiinili di Pancaldi. Ce 111'er8JI10 una diecina, o poco più, che erarno le protagoniste· iJil lotta accanita fra loro, le prime donne ; per lo spleindore del ca;ato o per la loro bellezza, la ricchezza delle vesti e l'eleganza del porta– mento, lo sfoggio dei gioielli e lo stato di servizio. Di queste biso– ginava che col fegato o col cuore Ri occupassero tutte e non chi('èl.e– varno di meglio, eraJ110 lì per quello. Ed una ventin~ o trenta che formav3Jllo la seconda fila : t1·ano le seconde donne, di cui ci si BibliotecaGino Bianco

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