Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930
Stampe dell'Ottocento : i bagni di Pancaldi 517 duecento paia di scarpe, e trovava modo di sfoderarli tutti alla pub– blica sete, UJllacinquantina di cappelli; altre, quattordici, undici, otto, sei; cinquantç1,, ventisette, trentasei vestiti.. .. Ed essendo ca– duta l'attenzio!Ile di mia madre sulle sue mani cariche d'Mlelli, glie le porse all'ammirazioille. In rnna ci aveva quattro lulilghe man– dorle di brillanti, una per dito, con in mezzo ad ogillUJllaun.al gemma diversa: un rubino, uino smeraldo, uina perla e uno zaffìro. Dal suo cam.tuc,ciola, cameriera della sigmora Fiammetta faceva. il gesto di affettare il salame, Rorridendo furbà e oortigiamesca: « quella manina, poterla tagliare!>>. Al che la leggiadra padrona rideva al colmo d'ella felicità. La figlia sembrava seccatissima di tutti e d'ogni cosa, e guardava sempre fuori senza dire UJllaparola; mentre la madre, sotto la spolverina, mostrava al -00110 il ritratto del suo povero marito col conto~no di perline, Uillferro di cavallo, corni e ciondoli in abbondanza; e aperta :finalmente la valigetta che' teneva sui ginocchi rapacemente, incominciò a tirar fuori astucci e astuccilili, faceiildo vedere a tutti i p,rodigi di quel tesoro che por– tava tanto stretto. Stelle, un cuore di brillanti, una mezzaluna, ulil uccellino colla coda di penne vere, una farfalla OOill pietre di tutti i colori; via via che li aveva fatti vedere, chiudeva e rimetteva dentro; catene e catenelle, collame, braccialetti; agli or·ecchini potere av– vita.re o svitare, nel centro, .d)ueperle, a seconda, due brillanti o due zaffiri, ma le turchine erano quelle che le ,donavan;o di più essendo bionda, e le portava quasi sempre. Anche agli anelli faceva segno di potere avvitare e svitare qualcosa, e mostrava le gemme di ricambio. Ogtii tamto si faceva seria un momento, aggrottando le ciglia per fare il conto dei suoi astucci con uno sguardo rapido nelle sue mani o in quelle degli ammiratori e dentro la valigetta, come il pastore che conta il gregge la sera prima dli rientrare o la massaia l,e galline, e quando vedeva che non mancava nulla ritor– illava gioconda. Ogni anno fra le toilettes d'ultima moda e rimodernate, portava a Panealdi un gioiello nuovo di zecca, da rÌiillilovarsi là, e mostrò fiillalmoote oon mistero quello dell'amnata. Era un illodo d'amore in rubini e brillanti, a cui era appeso un orologi!Ilo rosso di smalto tem– pestato di brillaliltini. Lo prese piano piam.ocon due dita e se lo av– vicililòalle 1,abbra, volendo significare che quello era una chicca; ri– sero tutti, perché era una chicca anche lei, e più dell'orologino. Quando il treno ebbe abbandonato la stazione di Pisa, la signora Fiammetta che aveva già richiusa ermeticamente la sua preziosa valigia, gettò il capo all'indi~t.r•o traendo uin lunghissimo respiro: « il mare! il mare!>>. Corsi al finestrino e 1110n me ille distac,cai che aUa .stazione di Livorno. Il mare non si vedeva ancora, ma era nell'aria azzurra e in quel vuoto purissimo. Si presentìva in fondo dove sfumava la terra BibliotecaGino Bianco
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