Pègaso - anno II - n. 11 - novembre 1930

Stampe dell'Ottocento : i bagn,i di Panoaldi 515 Mio padre e la donna di servizio s'erano- sguinzagliati alla ri– cerca del posto, mentre io con mia madre eravamo rimasti alla custodia del bagaglio. In quella baraoinda guardavo dietro a noi, fro un cumulo d1-scato1oni e valigie, una signora di mezza età, pic– coliJOa, rotondetta, rosea e grassottella, con dei gran veli che le cuo– privano il pennacchio del cappe11o ciondolandole addosso sopra una spolverina di seta argentea. Sorrideva, s-orrideva a me, e più la guardavo più mi sorrideva facendomi gramdi segni di saluto col capo. Era una cosa di mezzo fra la turista inglese di quel tempo e la prima ballerina del ballo Excelsior. Quei saluti che mi faceva, e tutti quei sorrisi, io li prendevo per coiilsuetudini di una iiluova vita nella quale mi trovavo a vivere di colpo, e più la guardavo più quella mi rideva e salutava agitando i suoi veli e pennacchi, e strin– gendo con tutte e due le mani una borsetta. Anch'io la saluta,vo uiil pooo per educazioiile, ma ancora timido nei primi passi, e iilon riu– scivo a ridere pure avendone uiila voglia graindissima. Finché mia madre volgendosi da quella parte le corse incontro: - Signora Fiammetta ! Signora Fiammetta ! Osservav-o che mia madre, di solito assai parca di gesti, si di– menava tutta ed agitava le braccia davanti all'altra che sorridendo beata diceva sempre «sì>). Ma sicuro, oome vi ho detto, di essere i.!ll U!ll altro mondo, in quello che d-oveva finire con tre giorni di si– lenzio, non mi facevo caso di ll1ulla e lo trovavo lllaturalissimo; tanto che se mi avessero d'etto: domallli metterai i piedi nel giubbino e la testa dentro i calzoni, avrei risposto : « sì, sì>>, come la signora Fiammetta. A questo punto giunse mio padre, ansante, seguìto dalla doniila di servizio più am.sante che mai e da una signorina con Uin'altra donna: ci aspettava ulllo scompartimento tutto per noi in un va– gone attaccato in quel momento: «via! via!>> bisognava correre a prendervi il posto, U!ll facchino si era impegnato di conservarcelo, vi corremmo tutti, armi e bagagli, scatole e scatoloni: (< vi·a ! via!)), e vi salimmo oolla signora Fiammetta che fece gli scalini al volo come um.a farfalla, seguìta dalla figlia e dalla cameriera. Questa sigmora Fiammetta era una vedova benestante che i miei cono~evano senza ass-iduità e non vedevano da u,n pezzo: si recava da vent'anni a.i bagni di Livorno per il mes-e d'agosto. Aveva gli occhi grandi e celesti di una bambola; e due turchi!lle circondate di brillanti, come altri due occhi le ciondolavano dagli oreochi. La facci.Jlla rotonda di mela lazzerola, con la pelle vellutata di una pesca, già ra,sciugata ma non a.ncora vizza. Sorrideva sempre e apertamente mostrando due file di dentini come le perle di un vezzo, e dimenamdo il capo aspirando letizia da tutto quello che vedeva. La figlia invece, vicino a lei, una ragazza di forse vent'anni, secca e dura, scorbutica abbastanza, pareva tutto il rovescio della B1b otecd G1'10 Bìane,o

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